Tante persone pensano che la svalutazione della moneta possa essere una via di uscita semplice dalle crisi economiche.
Per quanto mi riguarda, per quante ne so e per quanto ne ho visto (oramai svalutazioni ne ho subite abbastanza, in 3 valute differenti) le svalutazioni, oltre ad essere moralmente sbagliate (ad esempio colpiscono i risparmiatori) e politicamente discutibili (è uno strumento mercantilista, con cui si cerca di guadagnare artificiosamente competitività, un pilastro del "beggar thy neighbour"), non sono una via d'uscita, ma servono o a ritardare o al massimo a postporre interventi strutturali necessari e dolorosi, che la classe politica, per amor di poltrona, non si sente in grado di realizzare.
In generale è ben più raccomandabile il modello Canadese, dove a cavallo della metà degli anni '90 una parte politica (il partito Liberale) si è preso la responsabilità di spiegare agli elettori che la situazione corrente era insostenibile, che si sarebbero dovuti effettuare interventi strutturali dolorosi ma necessari, che li ha effettuati ed ha garantito al paese 15 anni di vacche grasse (ed ancora oggi dei fondamentali spettacolari).
Mentre potrebbe apparire che in alcuni casi, ad esempio quello del Regno Unito nella recessione del 1991-92, la svalutazione possa aver contribuito ad uscire in scioltezza da una recessione, è pur vero che in molti di questi casi le riforme strutturali pesanti le avevano iniziate a fare da ben prima, 10 anni nel caso del Regno Unito, e le hanno continuate a fare durante e dopo. Quello che ha consentito i 17 anni di crescita durante i governi di Sir Major, Mr. Blair e Mr. Brown sono le riforme strutturali, non la svalutazione.
In realtà infatti i sistemi paese da 57,7 milioni di abitanti e PIL da $1033 miliardi, com'era ad esempio il Regno Unito nel 1991, sono sistemi dotati di una inerzia immane, e quando anche fai degli interventi strutturali, alcuni modificano il sistema in tempi brevi, altri in tempi più lunghi. Il Regno Unito nel 1991 era nel mezzo del guado, e ovviamente la svalutazione è tra gli strumenti che gli permisero di non affogare, ma personalmente non esagererei le virtù taumaturgiche di quello che rimane un espediente per ritardare o posticipare decisioni necessarie.
Se parliamo di "espedienti" come le "svalutazioni", dobbiamo avere chiaro in mente che questi in realtà sono soltanto palliativi. Se non risolviamo i problemi di fondo (Perchè non siamo competitivi? Perchè gli altri producono di più? Perchè il mercato interno ristagna? Come viene distribuita tra la popolazione la ricchezza prodotta?) quello che ottieniamo è al massimo un "tirare a campare", e se c'è una qualche tempesta l'unica cosa che ci rimane da fare è "chiudere gli occhi e pregare".
In generale "giocare" con i cambi non è quasi mai una buona idea, ad esempio la crisi Giapponese è nata determinata dall'imposizione da parte degli USA di una serie di rivalutazioni, dopo l'accordo del Plaza Hotel nel 1985, l'USD perse il 51% in 2 anni, e la rivalutazione continuò anche dopo la fine dell'intervento delle banche centrali, tant'è che nel nel 1995, 1USD valeva appena 79JPY (meno di 1/3 del valore che aveva 10 anni prima, giusto prima del Plaza Agreement), il che fece per un breve periodo del Giappone l'economia più grande del pianeta, tant'è vero che i Giapponesi la chiamano 円高不況 (Endaka Fukyo, "la recessione dell'alto Yen").
La rivalutazione causò a partire dal 1986 la più grande bolla immobiliare speculativa di tutti i tempi, ad un certo punto in certi quartieri di Tokyo a fine anni '80 gli appartamenti venivano venduti a 1 milione di USD (di quegli anni) al metro quadro (si, al metro quadro), 10 anni dopo lo scoppio della bolla quegli appartamenti valevano 10 mila USD a metro quadro, meno dell'1% del loro "valore" al picco (e se anche considerassimo tutto lo stock immobiliare, il calo è stato del 90%), e ciò non ostante Tokyo era ancora la città con gli immobili più cari del pianeta.
Lo Yen fu rivalutato artificialmente, ci fu un concerto dei partner commerciali principali che mise i Giapponesi con le spalle al muro, ed i politici Giapponesi accettarono (tra l'altro più volte). Sapevano che rischiavano una crescita rallentata, o anche la recessione, quello che li ha fregati è stato non aver saputa gestire la bolla speculativa interna. Uno dei problemi che molti notano è che spesso gli interventi sui cambi sono molto più dannosi delle malattie che cercano di curare. Di nuovo, certe pratiche sono facilmente giustificabili per i piccoli, perchè altrimenti cadrebbero facilmente preda di attacchi speculativi, ma non per i grandi o quelli sistemicamente importanti (che ne possono ovviamente usufruire di tanto in tanto, ma rendendosi conto che rischiano di fare più danni di quelli che vorrebbero evitare).
Uno dei motivi principali per cui la Cina (e compagnia cantante, in Asia sono in tanti ad intervenire sui cambi) si rifiuta di rivalutare, è proprio perchè il miracolo Giapponese è terminato con la rivalutazione, il Giappone non s'è mai veramente ripreso, ed i Cinesi (e compagnia cantante) sono comprensibilmente riottosi a prendere quella strada.
Dato che diversi fondamentali demografici (popolazione in invecchiamento) e comportamentali (accentuata propensione al risparmio) sono evidentemente simili, comprendo la ritrosia, ma purtroppo una rivalutazione dello Yuan e una necessaria espansione del mercato interno basata sul consumo e non sull'investimento per l'aumento della capacità produttiva sono eventi inevitabili (in realtà ci sono altre possibilità, che so, guerre atomiche, invasioni di extraterrestri, ritorno al medioevo, divisione del pianeta in mercati con protezioni reciproche, ma mi attirano generalmente meno).
Che la svalutazione possa essere un "espediente" che in certi casi estremi possa avere una validità, non lo si può ovviamente negare. Quello che nego è che sia una soluzione, semplicemente può contribuire (non funziona sempre) a rimandare delle riforme strutturali, che sono la ragione della crisi. Tra l'altro, avendo come ricordato prima già subito diverse svalutazioni in 3 valute differenti, per esperienza personale chi subisce la svalutazione, chi si impoverisce, sono i risparmiatori nella valuta svalutata (nel mio caso, io :)).
Nel caso di paesi molto poveri ed a povertà diffusa, e che abbiano un peso specifico piccolo, una svalutazione competitiva in fondo è un peccato veniale, anche perchè hanno in fondo il beneficio dell'insignificanza. Nel caso di paesi come l'Italia, che hanno un patrimonio complessivo di oltre 9000 miliardi di Euro (stima di Banca d'Italia), è un peccato mortale, equivale a bruciare centinaia (se non migliaia) di miliardi che si potrebbe estrarre e riutilizzare in maniera più proficua per tutti.
Spesso i politici purtroppo mancano sia di coraggio che di sincerità.
Quando si passa per tirare la cinghia manovre come quelle adottate ad esempio dal Sig. Prodi per far entrare nella zona Euro la Repubblica Italiana, e quello che alla fine la popolazione ha percepito di quel tirare la cinghia sono 50 Euro una tantum, ovviamente non possiamo parlare di riforme strutturali, nè aspettarci vacche grasse in futuro in risposta ad un qualche sacrificio completamente inadeguato rispetto a quelli necessari.
Prodi e D'Alema onestamente qualcosa hanno fatto (anche Berlusconi, molto meno di quanto ci si potesse aspettare comunque), ma troppo poco e per troppo poco tempo.
Questo del coraggio dei politici, è un discorso che tocca tutti i sistema paese del mondo, non solo la Repubblica Italiana. Tanti ad esempio ritengono che la Corea del Sud non si meritasse la crisi del 1997. Non sono un esperto di economia Coreana, e però ho visto con i miei occhi i Chaebol, non in Corea ma in Turchia, mia moglie ha lavorato per qualche anno per Toprak Holding, una conglomerata che faceva di tutto, e che si finanziava tramite una propria banca (Toprak Bank), un accrocchio incestuoso che era destinato a crollare, come sono crollate buona parte delle conglomerate simili che fino alla fine degli anni '90 dominavano l'economia Turca.
Il problema della Corea era che probabilmente quello che competeva con il resto del mondo, ma i competitori erano perlopiù specialisti, quindi generalmente con produttività più alta e molto più efficienti, quando i salari sono cresciuti, le conglomerate Coreane si sono ritrovate senza più il pavimento sotto i piedi (ed il governo Coreano ha le sue colpe, anzi, ha le colpe maggiori, prima perchè ha fallito nel suo compito di indirizzo, e poi perchè hanno avuto una reazione lentissima nonostante avessero la possibilità di fare molto di più).
L'immutabilità dell'ambiente è una illusione. Quando la crisi ha colpito la Corea, come già notato, la struttura produttiva Coreana era già diventata meno competitiva e produttiva rispetto a quella dei suoi competitori, ed i Chaebol erano parte del problema.
Tra l'altro, i Chaebol non li hanno mica inventati i Coreani, prima della seconda guerra mondiale in Giappone c'erano gli Zaibatsu, e ancora più indietro nel tempo la seconda rivoluzione industriale generò i Konzern bancario industriali Tedeschi, e per tornare ai giorni nostri, l'industrializzazione ne ha generati in Turchia, vedi il già citato Toprak, e poi Sabanci, Koç e tanti altri, e se la legge glielo permette ce ne saranno sicuramente altri altrove, ed in tutti i casi questo genere di conglomerate con commistioni incestuose tra finanza ed industria alla fine non è riuscita ad adattarsi ad ambienti cambianti, all'incremento di competitività dei competitori specializzati, ad una crisi ciclica, ad un aumento dei salari, ad una presa di posizione legislativa contro i cartelli, etc ..
Onestamente, chiunque abbia tenuto in mano un libro di storia economica, sa che questo tipo di conglomerata è destinata a finire male, con conseguente crisi strutturale per quei sistemi paesi che non hanno prevenuto.
Incidentalmente, mi par di aver capito che sia diffusa l'opinione che nel caso in questione sia i governi liberali che quello fascista in Italia abbiano sostanzialmente prevenuto che il fenomeno diventasse eccessivo, politica tra l'altro perseguita scientemente da buona parte dei governi del dopoguerra, per cui volendo c'erano esempi a cui la Corea avrebbe potuto attingere, ed in fondo, la realtà è che se si lascia fare, queste conglomerate diventano potentissime, ed influenzano non poco i governi, com'è appunto avvenuto in tutti i casi citati sopra, a volte con conseguenze mostruosamente deleterie, vedi ad esempio la storia e il motivo della fine degli Zaibatsu.
Nella vita ci vuole coraggio. Gli esseri umani fondamentalmente non sono stupidi, se gli spieghi quali sono i problemi, e gli fai capire che per risolverli non li penalizzerai più del loro vicino, li puoi convincere che certe decisioni bisogna prenderle. Ovviamente se per vincere un'elezioni prometti di cancellare l'ICI, e poi per giunta lo fai pure, diciamo che prendi la direzione opposta a quella necessaria.
Adattato da alcune risposte su ILI.
Per quanto mi riguarda, per quante ne so e per quanto ne ho visto (oramai svalutazioni ne ho subite abbastanza, in 3 valute differenti) le svalutazioni, oltre ad essere moralmente sbagliate (ad esempio colpiscono i risparmiatori) e politicamente discutibili (è uno strumento mercantilista, con cui si cerca di guadagnare artificiosamente competitività, un pilastro del "beggar thy neighbour"), non sono una via d'uscita, ma servono o a ritardare o al massimo a postporre interventi strutturali necessari e dolorosi, che la classe politica, per amor di poltrona, non si sente in grado di realizzare.
In generale è ben più raccomandabile il modello Canadese, dove a cavallo della metà degli anni '90 una parte politica (il partito Liberale) si è preso la responsabilità di spiegare agli elettori che la situazione corrente era insostenibile, che si sarebbero dovuti effettuare interventi strutturali dolorosi ma necessari, che li ha effettuati ed ha garantito al paese 15 anni di vacche grasse (ed ancora oggi dei fondamentali spettacolari).
Mentre potrebbe apparire che in alcuni casi, ad esempio quello del Regno Unito nella recessione del 1991-92, la svalutazione possa aver contribuito ad uscire in scioltezza da una recessione, è pur vero che in molti di questi casi le riforme strutturali pesanti le avevano iniziate a fare da ben prima, 10 anni nel caso del Regno Unito, e le hanno continuate a fare durante e dopo. Quello che ha consentito i 17 anni di crescita durante i governi di Sir Major, Mr. Blair e Mr. Brown sono le riforme strutturali, non la svalutazione.
In realtà infatti i sistemi paese da 57,7 milioni di abitanti e PIL da $1033 miliardi, com'era ad esempio il Regno Unito nel 1991, sono sistemi dotati di una inerzia immane, e quando anche fai degli interventi strutturali, alcuni modificano il sistema in tempi brevi, altri in tempi più lunghi. Il Regno Unito nel 1991 era nel mezzo del guado, e ovviamente la svalutazione è tra gli strumenti che gli permisero di non affogare, ma personalmente non esagererei le virtù taumaturgiche di quello che rimane un espediente per ritardare o posticipare decisioni necessarie.
Se parliamo di "espedienti" come le "svalutazioni", dobbiamo avere chiaro in mente che questi in realtà sono soltanto palliativi. Se non risolviamo i problemi di fondo (Perchè non siamo competitivi? Perchè gli altri producono di più? Perchè il mercato interno ristagna? Come viene distribuita tra la popolazione la ricchezza prodotta?) quello che ottieniamo è al massimo un "tirare a campare", e se c'è una qualche tempesta l'unica cosa che ci rimane da fare è "chiudere gli occhi e pregare".
In generale "giocare" con i cambi non è quasi mai una buona idea, ad esempio la crisi Giapponese è nata determinata dall'imposizione da parte degli USA di una serie di rivalutazioni, dopo l'accordo del Plaza Hotel nel 1985, l'USD perse il 51% in 2 anni, e la rivalutazione continuò anche dopo la fine dell'intervento delle banche centrali, tant'è che nel nel 1995, 1USD valeva appena 79JPY (meno di 1/3 del valore che aveva 10 anni prima, giusto prima del Plaza Agreement), il che fece per un breve periodo del Giappone l'economia più grande del pianeta, tant'è vero che i Giapponesi la chiamano 円高不況 (Endaka Fukyo, "la recessione dell'alto Yen").
La rivalutazione causò a partire dal 1986 la più grande bolla immobiliare speculativa di tutti i tempi, ad un certo punto in certi quartieri di Tokyo a fine anni '80 gli appartamenti venivano venduti a 1 milione di USD (di quegli anni) al metro quadro (si, al metro quadro), 10 anni dopo lo scoppio della bolla quegli appartamenti valevano 10 mila USD a metro quadro, meno dell'1% del loro "valore" al picco (e se anche considerassimo tutto lo stock immobiliare, il calo è stato del 90%), e ciò non ostante Tokyo era ancora la città con gli immobili più cari del pianeta.
Lo Yen fu rivalutato artificialmente, ci fu un concerto dei partner commerciali principali che mise i Giapponesi con le spalle al muro, ed i politici Giapponesi accettarono (tra l'altro più volte). Sapevano che rischiavano una crescita rallentata, o anche la recessione, quello che li ha fregati è stato non aver saputa gestire la bolla speculativa interna. Uno dei problemi che molti notano è che spesso gli interventi sui cambi sono molto più dannosi delle malattie che cercano di curare. Di nuovo, certe pratiche sono facilmente giustificabili per i piccoli, perchè altrimenti cadrebbero facilmente preda di attacchi speculativi, ma non per i grandi o quelli sistemicamente importanti (che ne possono ovviamente usufruire di tanto in tanto, ma rendendosi conto che rischiano di fare più danni di quelli che vorrebbero evitare).
Uno dei motivi principali per cui la Cina (e compagnia cantante, in Asia sono in tanti ad intervenire sui cambi) si rifiuta di rivalutare, è proprio perchè il miracolo Giapponese è terminato con la rivalutazione, il Giappone non s'è mai veramente ripreso, ed i Cinesi (e compagnia cantante) sono comprensibilmente riottosi a prendere quella strada.
Dato che diversi fondamentali demografici (popolazione in invecchiamento) e comportamentali (accentuata propensione al risparmio) sono evidentemente simili, comprendo la ritrosia, ma purtroppo una rivalutazione dello Yuan e una necessaria espansione del mercato interno basata sul consumo e non sull'investimento per l'aumento della capacità produttiva sono eventi inevitabili (in realtà ci sono altre possibilità, che so, guerre atomiche, invasioni di extraterrestri, ritorno al medioevo, divisione del pianeta in mercati con protezioni reciproche, ma mi attirano generalmente meno).
Che la svalutazione possa essere un "espediente" che in certi casi estremi possa avere una validità, non lo si può ovviamente negare. Quello che nego è che sia una soluzione, semplicemente può contribuire (non funziona sempre) a rimandare delle riforme strutturali, che sono la ragione della crisi. Tra l'altro, avendo come ricordato prima già subito diverse svalutazioni in 3 valute differenti, per esperienza personale chi subisce la svalutazione, chi si impoverisce, sono i risparmiatori nella valuta svalutata (nel mio caso, io :)).
Nel caso di paesi molto poveri ed a povertà diffusa, e che abbiano un peso specifico piccolo, una svalutazione competitiva in fondo è un peccato veniale, anche perchè hanno in fondo il beneficio dell'insignificanza. Nel caso di paesi come l'Italia, che hanno un patrimonio complessivo di oltre 9000 miliardi di Euro (stima di Banca d'Italia), è un peccato mortale, equivale a bruciare centinaia (se non migliaia) di miliardi che si potrebbe estrarre e riutilizzare in maniera più proficua per tutti.
Spesso i politici purtroppo mancano sia di coraggio che di sincerità.
Quando si passa per tirare la cinghia manovre come quelle adottate ad esempio dal Sig. Prodi per far entrare nella zona Euro la Repubblica Italiana, e quello che alla fine la popolazione ha percepito di quel tirare la cinghia sono 50 Euro una tantum, ovviamente non possiamo parlare di riforme strutturali, nè aspettarci vacche grasse in futuro in risposta ad un qualche sacrificio completamente inadeguato rispetto a quelli necessari.
Prodi e D'Alema onestamente qualcosa hanno fatto (anche Berlusconi, molto meno di quanto ci si potesse aspettare comunque), ma troppo poco e per troppo poco tempo.
Questo del coraggio dei politici, è un discorso che tocca tutti i sistema paese del mondo, non solo la Repubblica Italiana. Tanti ad esempio ritengono che la Corea del Sud non si meritasse la crisi del 1997. Non sono un esperto di economia Coreana, e però ho visto con i miei occhi i Chaebol, non in Corea ma in Turchia, mia moglie ha lavorato per qualche anno per Toprak Holding, una conglomerata che faceva di tutto, e che si finanziava tramite una propria banca (Toprak Bank), un accrocchio incestuoso che era destinato a crollare, come sono crollate buona parte delle conglomerate simili che fino alla fine degli anni '90 dominavano l'economia Turca.
Il problema della Corea era che probabilmente quello che competeva con il resto del mondo, ma i competitori erano perlopiù specialisti, quindi generalmente con produttività più alta e molto più efficienti, quando i salari sono cresciuti, le conglomerate Coreane si sono ritrovate senza più il pavimento sotto i piedi (ed il governo Coreano ha le sue colpe, anzi, ha le colpe maggiori, prima perchè ha fallito nel suo compito di indirizzo, e poi perchè hanno avuto una reazione lentissima nonostante avessero la possibilità di fare molto di più).
L'immutabilità dell'ambiente è una illusione. Quando la crisi ha colpito la Corea, come già notato, la struttura produttiva Coreana era già diventata meno competitiva e produttiva rispetto a quella dei suoi competitori, ed i Chaebol erano parte del problema.
Tra l'altro, i Chaebol non li hanno mica inventati i Coreani, prima della seconda guerra mondiale in Giappone c'erano gli Zaibatsu, e ancora più indietro nel tempo la seconda rivoluzione industriale generò i Konzern bancario industriali Tedeschi, e per tornare ai giorni nostri, l'industrializzazione ne ha generati in Turchia, vedi il già citato Toprak, e poi Sabanci, Koç e tanti altri, e se la legge glielo permette ce ne saranno sicuramente altri altrove, ed in tutti i casi questo genere di conglomerate con commistioni incestuose tra finanza ed industria alla fine non è riuscita ad adattarsi ad ambienti cambianti, all'incremento di competitività dei competitori specializzati, ad una crisi ciclica, ad un aumento dei salari, ad una presa di posizione legislativa contro i cartelli, etc ..
Onestamente, chiunque abbia tenuto in mano un libro di storia economica, sa che questo tipo di conglomerata è destinata a finire male, con conseguente crisi strutturale per quei sistemi paesi che non hanno prevenuto.
Incidentalmente, mi par di aver capito che sia diffusa l'opinione che nel caso in questione sia i governi liberali che quello fascista in Italia abbiano sostanzialmente prevenuto che il fenomeno diventasse eccessivo, politica tra l'altro perseguita scientemente da buona parte dei governi del dopoguerra, per cui volendo c'erano esempi a cui la Corea avrebbe potuto attingere, ed in fondo, la realtà è che se si lascia fare, queste conglomerate diventano potentissime, ed influenzano non poco i governi, com'è appunto avvenuto in tutti i casi citati sopra, a volte con conseguenze mostruosamente deleterie, vedi ad esempio la storia e il motivo della fine degli Zaibatsu.
Nella vita ci vuole coraggio. Gli esseri umani fondamentalmente non sono stupidi, se gli spieghi quali sono i problemi, e gli fai capire che per risolverli non li penalizzerai più del loro vicino, li puoi convincere che certe decisioni bisogna prenderle. Ovviamente se per vincere un'elezioni prometti di cancellare l'ICI, e poi per giunta lo fai pure, diciamo che prendi la direzione opposta a quella necessaria.
Adattato da alcune risposte su ILI.
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