Saturday 1 December 2018

Richiesta di cambiare la strategia regionale sull'aeroporto di Trapani Birgi

Al Signor Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci,

Signor Presidente, con questa lettera aperta vi chiederò di compiere un atto di coraggio politico non indifferente: cambiare la strategia regionale sull'aeroporto di Trapani Birgi.

Quello che io ho compreso dalle recenti dichiarazioni di vari esponenti nazionali e regionali di Movimento 5 Stelle e Lega é che chi é oggi al governo nazionale ritiene che la Regione Siciliana sia la principale responsabile della crisi dell'aeroporto di Birgi e che la società di gestione dell'aeroporto di Birgi, l'Airgest, non sia stata e non sia ben gestita.

Io la penso diversamente, anzi, in maniera diametralmente opposta. 

A mio avviso, dopo essermi letto i bilanci ed averli comparati a quelli di altre società aeroportuali italiane, Airgest é gestita benissimo, da almeno 11 anni a questa parte, ed é anche possibile che fosse gestita bene pure prima, semplicemente non ho analizzato i relativi bilanci. E dal 2016 in poi, e comunque per tutta la durata del vostro mandato, la Regione Siciliana a me pare abbia chiaramente fatto il possibile, e forse durante il vostro mandato anche qualcosa in più, per cercare di far sopravvivere l'aeroporto di Birgi.

I problemi di Birgi a mio avviso sono tutti esogeni. E ritengo che siano dovuti al 90% da una erronea regolamentazione nazionale del trasporto aereo.

Questo premesso, cosa fare se il Governo del Cambiamento sembra continuare a ritenere che l'unica cosa che in Italia non vada cambiata sia la regolamentazione nazionale del trasporto aereo, e nel contempo sembra non voler agire proattivamente per proporre soluzioni razionali alla crisi di Birgi?

Al vostro posto, e mi crediate, non vi invidio per nulla, dacché ritengo il vostro come uno dei più difficili lavori al mondo, farei tre cose:

1 - viste le recenti dimissioni di un membro del consiglio di amministrazione di Airgest, in qualità di Presidente dell'azionista di maggioranza assoluta, vi chiedo di richiedere ufficialmente al governo nazionale, nella persona del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, del M5S, e del sottosegretario di stato con la delega al trasporto aereo, Armando Siri, della Lega, di scegliere loro il nuovo membro del consiglio di amministrazione di Airgest. 

La ratio di questa richiesta é quella di far vedere al governo nazionale, attraverso questo loro rappresentante, che Airgest é gestita benissimo, e che quello che manca ad Airgest, come a tutti i gestori dei piccoli aeroporti italiani, é il supporto del governo nazionale.

2 - vista l'attuale regolamentazione del trasporto aereo nazionale, gli aeroporti come Birgi o Comiso non si possono sviluppare, a meno di non investire centinaia di milioni di Euro, come sta facendo la Puglia con Brindisi. Non vi chiedo di fare altrettanto, anzi, trovo proprio immorale che i passati governi nazionali abbiano regolamentato il trasporto aereo in maniera tale da finire per costringere tante regioni ed enti locali a spendere centinaia e centinaia di milioni di Euro per tenere aperti gli aeroporti periferici del paese. Questo premesso, le quote dei gestori di aeroporti che non si possono sviluppare a meno di trovare qualcuno che ci investa centinaia di milioni di Euro non valgono niente. Una volta compreso questo, vi chiedo di regalare al governo nazionale il 50% delle quote di Airgest, e di regalare ai comuni della ex provincia di Trapani il 25% delle quote di Airgest

La ratio di questa richiesta é quella di responsabilizzare governo nazionale e comuni, cosicché inizino anche loro a fare la loro parte, piuttosto che lasciare da sola la Regione Siciliana. La Regione Siciliana ha tutto da guadagnare e niente da perdere nel regalare le quote di Airgest a governo nazionale e comuni. 

3 - questa estate si é parlato da parte di svariati esponenti del M5S di uno stanziamento di 42 o 46 milioni di Euro, di cui 32 milioni di Euro a carico dello stato, per garantire alcuni voli nazionali in continuità territoriale da Birgi e Comiso. A Birgi la continuità territoriale c'è già stata tra 2001 e 2006. A mio avviso fu allora uno spreco di denaro del contribuente, e qualora dovesse essere nuovamente ripetuta, lo sarà anche in futuro. La continuità territoriale é una misura che ha un bel nome, ma che nella realtà dei fatti é estremamente inefficiente. Vi chiedo pertanto di rifiutare di partecipare alla continuità territoriale, e di chiedere al governo nazionale di utilizzare piuttosto questi 32 milioni di Euro per togliere gran parte delle addizionali di imbarco a tutti i piccoli aeroporti italiani, tra cui appunto Birgi e Comiso.

La ratio di questa richiesta: da buon padre di famiglia, spendereste 10 o 14 milioni di Euro dei contribuenti siciliani in una misura che si é sempre dimostrata inefficiente? Se anche non costasse nulla ai contribuenti siciliani, fareste spendere 32 milioni di Euro ai contribuenti italiani in una misura che si é sempre dimostrata inefficiente?

Caro Presidente, quello che vi chiedo é un atto di coraggio politico notevole, me ne rendo perfettamente conto, ma ritengo che a questo punto sia assolutamente necessario.

Vi ringrazio per la considerazione,

Cordiali saluti,
Alessandro Riolo

Thursday 13 September 2018

La remissione delle imposte addizionali di imbarco deve avere la precedenza sulla continuità territoriale

Alle portavoci del M5S Elisabetta Barbuto e Margherita Corrado,

gentili Elisabetta e Margherita,

vi scrivo questa lettera aperta, gentilmente pubblicata da Roberto Sartiano su AeroportiCalabria.com, dopo aver letto il vostro articolo "Continuità territoriale per l’aeroporto di Crotone" pubblicato sul sito Itanews per chiedervi di riconsiderare la strategia di puntare a a riottenere la continuità territoriale per l'aeroporto di Crotone.

Non mi aspetto che i politici siano dei tuttologi, ed accetto di buon grado che tutti possiamo sbagliare, e non so chi sia a consigliarvi per quanto riguarda il settore del trasporto aereo civile, ma la continuità territoriale non é quello che primariamente serve per permettere lo sviluppo dell'aeroporto di Crotone, e non è certamente quello che serve a nessun altro delle decine di piccoli aeroporti italiani.

Tranne che per tre casi specifici, Elba, Lampedusa e Pantelleria, la continuità territoriale non é la prima misura di cui necessitano i piccoli aeroporti italiani, e va considerata soltanto come extrema ratio, e solo dopo aver tentanto altre misure.

Il problema della mancanza di collegamenti, e del costo elevato di quelli esistenti, è vero ed è innegabile per gli aeroporti delle zone meno sviluppate e più periferiche del paese, ma la continuità territoriale non é la risposta migliore a quel problema.

La soluzione a quel problema può venire soltanto se si incentiva in maniera robusta e sistematica l'incremento dei collegamenti aerei. E l'azione prioritaria per iniziare a materializzare tale incremento può essere soltanto una profonda revisione dell'imposizione fiscale sugli imbarchi nei piccoli aeroporti.

L'Italia é uno dei pochi paesi europei, 5 o 6, che impone delle imposte di imbarco aeroportuali (e per inciso: alla UE importa, per questioni inerenti la competizione, delle tasse e dei diritti di imbarco, ma non delle imposte di imbarco a cui mi riferisco, per cui il governo italiano ha le mani completamente libere, può agire quando vuole); mi riferisco a tre imposte: l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco, l'IVA al 10% sui voli nazionali, in primis quella sulla stessa addizionale (una imposta su una imposta che grida vendetta), e l'IRESA (una imposta regionale che fortunatamente la Regione Calabria non ha introdotto). Per ogni imbarco da Crotone, ma anche da Lamezia Terme o da Reggio Calabria, si tratta per ogni passeggero di €6,50 di imposte sui voli internazionali che diventano €7.15 di imposte su quelli nazionali.

Togliere le imposte addizionali di imbarco a tutti voli in partenza e diretti a tutti i piccoli aeroporti italiani avrebbe un impatto, a parità di costo, di almeno di un ordine di grandezza maggiore della continuità territoriale. Le mie personali stime variano da 10 a 50 volte maggiore. Parliamo di 200 nuove rotte e 6000 nuovi posti di lavoro distribuiti in tutta Italia.

Se non é proprio possibile togliere le imposte aeroportuali ai piccoli aeroporti per ragioni di bilancio, si potrebbero alternativamente rimodularle in maniera intelligente, ad esempio aumentandole leggermente nei grandi aeroporti, dove la domanda é rigida per incrementi di pochi euro nel costo dell'offerta, ed annullandola nei piccoli aeroporti, che vengono uccisi dall'attuale livello impositivo. Ho fatto i conti, e si può fare a gettito invariato.

Non mi aspetto che prendiate le mie parole come oro colato. 

Ma vi chiedo: perché non invitate il governo a parlarne direttamente con i vettori? 

Chiedete anche voi a Danilo Toninelli e Michele Dell'Orco di invitare l'amministratore delegato o qualche altro alto papavero di Ryanair, e chiedigli quante nuove rotte potrebbe aprire in cambio della remissione totale delle imposte addizionali di imbarco in partenza ed arrivo da tutti i piccoli aeroporti italiani.  E provate a confrontare la risposta, con il costo ed i risultati della continuità territoriale.

Cordiali saluti,
Alessandro Riolo

Saturday 11 August 2018

Lettera aperta: Richiesta di riconsiderare il finanziamento pubblico della continuità territoriale da Trapani e Comiso

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Al signor ministro delle infrastrutture e dei trasporti,

gentile Danilo Toninelli,

ti scrivo questa lettera aperta per chiederti di riconsiderare la decisione di finanziare la continuità territoriale dagli aeroporti di Trapani e Comiso con 40 milioni di Euro, e di considerare di adottare piuttosto la proposta di investire questi 40 milioni di Euro, ed anche i 51 milioni di Euro attualmente spesi per la continuità territoriale in Sardegna, nella rimodulazione delle imposte di imbarco su tutti i piccoli aeroporti del paese.

Premetto una confessione: un paio di settimane fa nello stesso giorno mi hai inondato di speranza e mi hai riempito di altrettanta delusione.

La speranza, che sconfinava nella gioia, è nata dopo che un amico mi ha inoltrato il video in cui con Luigi Di Maio ed altri portavoce del M5S ci annunciavi che avresti disdetto il noleggio dell'Airbus A340-500 usato negli ultimi anni come aereo di stato, e che questo ci avrebbe portato a risparmiare 108 milioni di Euro.

La delusione, che trascendeva nel dolore, è nata dopo che ho iniziato a leggere dichiarazioni di tante persone, che tra l'altro personalmente stimo, sia portavoce del M5S come Giancarlo Cancelleri, Michele Dell’Orco, Valentina Palmeri, Ignazio Corrao, Maurizio Santangelo, sia rappresentanti degli altri partiti, come Sebastiano Musumeci e Marco Falcone, che annunciavano che in un futuro prossimo 40 milioni di Euro dei contribuenti italiani sarebbero stati spesi per la continuità territoriale dagli aeroporti di Trapani e Comiso.

Vero é che non ho letto tue specifiche dichiarazioni su quest'ultima scelta, ma il mio pensiero è corso a te, perché visto il tuo ruolo di Ministro delle Infrastrutture, ho pensato che potesse essere impossibile che tu non fossi stato consultato e non avessi dato il tuo personale avallo a questa decisione.

Non mi aspetto che i politici siano dei tuttologi, ed accetto di buon grado che tutti possiamo sbagliare, e non so chi sia a consigliarvi per quanto riguarda il settore del trasporto aereo civile, ma la continuità territoriale non é quello che serve a Trapani e Comiso, e non è certamente quello che serve a nessun altro delle decine di piccoli aeroporti italiani.

Tranne che per due casi specifici, Lampedusa e Pantelleria, la continuità territoriale andrebbe proibita per tutti gli aeroporti italiani. Ed anche in quei due casi, dovrebbe essere utilizzata soltanto come extrema ratio.

Il problema della mancanza di collegamenti, e del costo elevato di quelli esistenti, è vero ed è innegabile per gli aeroporti delle zone meno sviluppate e più periferiche del paese, ma la continuità territoriale non é la risposta migliore a quel problema.

La soluzione a quel problema può venire soltanto se si incentiva in maniera robusta e sistematica l'incremento del traffico aereo. E l'azione prioritaria per iniziare a materializzare tale incremento può essere soltanto una profonda revisione dell'imposizione fiscale sugli imbarchi nei piccoli aeroporti.
L'Italia é uno dei pochi paesi europei, 5 o 6, che impone delle imposte di imbarco; mi riferisco a due imposte: l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco e l'IVA al 10% sui voli nazionali, in primis quella sulla stessa addizionale (una imposta su una imposta che grida vendetta). Per ogni imbarco, sono €6,50 di imposte sui voli internazionali, e €7.15 di imposte su quelli nazionali.

Togliere le imposte aeroportuali da tutti i piccoli aeroporti italiani avrebbe un impatto, a parità di costo, almeno di un ordine di grandezza maggiore della continuità territoriale. Le mie personali stime variano da 10 a 50 volte maggiore.

Se non é proprio possibile togliere le imposte aeroportuali ai piccoli aeroporti per ragioni di bilancio, si potrebbero rimodulare in maniera intelligente, ad esempio aumentandole leggermente nei grandi aeroporti, dove la domanda é rigida per incrementi di pochi euro nel costo dell'offerta, ed annullandola nei piccoli aeroporti, che vengono uccisi dall'attuale livello impositivo. Ho fatto i conti, e si può fare a gettito invariato.

Non mi aspetto che tu prenda la mia parola come oro colato.

E però, visto il tuo ruolo, perché non provi a parlarne con i vettori?

Prova a invitare l'amministratore delegato di Ryanair, e chiedigli quante nuove rotte potrebbe aprire in cambio della remissione delle imposte di imbarco da e per i piccoli aeroporti italiani.  E prova a confrontare la risposta, con le 6 rotte nazionali in continuità territoriale dalla Sardegna che ci costano 51 milioni di Euro l'anno, o dalle 5 rotte nazionali di cui si parla per Trapani e Comiso che ci costerebbero altri 40 milioni di Euro l'anno.

Chiudo con un'ultima supplica: per evitare gli errori dei governi passati, perché non indire consultazioni pubbliche prima di prendere queste decisioni?

Cordiali saluti,

Thursday 25 January 2018

Aeroporto di Trapani-Birgi: Togliere le imposte è utile

Articolo pubblicato da Il Locale News (Trapani), Anno IV n° 13, 2018-01-25.

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Perchè bisogna togliere le imposte aeroportuali?

Per contribuire a risolvere i problemi che rallentano lo sviluppo dell’aeroporto di Trapani Birgi, e ne minacciano la sopravvivenza nel futuro prossimo, si può iniziare provando a risolvere il problema dell’eccessiva imposizione fiscale sugli imbarchi aeroportuali. Quando i passeggeri si imbarcano in un aereo da un qualsiasi aeroporto europeo, ma anche del resto del pianeta, il prezzo del biglietto ha per sommi capi due componenti: la prima è la parte che va alla compagnia aerea, la seconda sono le tasse ed i diritti che vengono gestiti dal gestore aeroportuale. In cambio, per entrambe queste due componenti, il passeggero ottiene delle prestazioni. In Italia, come in altri quattro paesi europei che per svariate ragioni cercano probabilmente di disincentivare il traffico aereo ed il turismo, si aggiunge una terza componente: le imposte. Per queste imposte, il passeggero non riceve alcuna prestazione. Servono esclusivamente a mungere i passeggeri e a comprimere artificialmente il traffico aereo. Senza nemmeno mettere in conto l’IVA sulle tasse aeroportuali, già abbastanza sorprendente di suo, al momento attuale le imposte di imbarco, che lo stato italiano ha chiamato con una certa fantasia ed abbastanza sfrontatezza “addizionali comunali”, inclusa l’IVA sulle stesse, valgono in Italia attorno ai 7,15 Euro a passeggero imbarcato. Nei primi 8 mesi del 2016 si era raggiunta addirittura quota 9,90 Euro a passeggero imbarcato. All'Unione Europea importa della prima componente, quella che finisce ai vettori, importa della seconda componente, quella gestita dai gestori degli aeroporti, ma della terza componente, le imposte, importa praticamente poco o nulla. Ogni stato membro è infatti libero di penalizzare traffico aereo e turismo come e quanto più desideri. L’importante è farlo in maniera equa. Se un domani l’Italia decidesse di iniziare a promuovere il trasporto aereo ed il turismo togliendo le imposte aeroportuali, l’Unione Europea non ci troverebbe assolutamente nulla da ridire, esattamente come non ha nulla da ridire alle decine di paesi che già oggi non fanno pagare imposte di imbarco. Al netto di fattori ciclici e di quelli contingenti, togliere le imposte aeroportuali porterebbe ad un incremento strutturale del traffico aereo, incentiverebbe il turismo, e renderebbe gli aeroporti italiani maggiormente attrattivi, soprattutto quelli attualmente fuori mercato. Mentre è certo che una maggiore attrattività si registrerebbe anche per Trapani Birgi, non è purtroppo certo che tale misura basterebbe a renderne il gestore capace di camminare sulle proprie gambe in tempi rapidi. Se è vero che, come tanti piccoli aeroporti, Birgi è oggi messo completamente fuori mercato dalle imposte aeroportuali, che pesano almeno per il 20% del costo medio del biglietto dei vettori più a basso costo attualmente sul mercato, l’aeroporto di Birgi presenta altre criticità, come ad esempio la condivisione del proprio bacino con un altro aeroporto, Punta Raisi, più vicino al baricentro economico e demografico del bacino stesso. Togliere le imposte aeroportuali renderebbe comunque meno arduo il compito di chi propone di sviluppare l'aeroporto di Birgi per usarlo come volano per lo sviluppo economico e sociale delle comunità della costa occidentale della Sicilia.

Chi può togliere le imposte aeroportuali?

Dato l’ordinamento istituzionale italiano, la responsabilità di proporre e implementare una strategia e delle azioni per sostenere lo sviluppo del trasporto aereo, qualora lo ritenesse utile e sensato, è assegnata al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il reggiano Graziano del Rio (Partito Democratico), mentre, in quanto cittadini siciliani, anche se non altrettanto istituzionalmente responsabili, ci aspetteremmo l’impegno di Sandro Pappalardo (Fratelli d’Italia), assessore al turismo, e di Marco Falcone (Forza Italia), assessore alle infrastrutture e alla mobilità, entrambi catanesi. Cosa farei se fossi al posto di Sandro Pappalardo e Marco Falcone? Senza guardare al colore politico, contatterei immediatamente i miei analoghi in altre regioni italiane, (in primis Abruzzo, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Trentino Alto Adige e Umbria) in cui i piccoli aeroporti soffrono tanto quanto Trapani Birgi per l’eccessiva imposizione fiscale, per creare un fronte comune il più largo possibile, per poi andare a parlare con il governo e chiedere insieme, se non l’abolizione, per la quale al momento bisognerebbe trovare almeno 400 o 500 milioni di Euro, almeno la rimodulazione dell’imposta di imbarco, per renderla meno regressiva. La rimodulazione dell’imposta è fattibile a parità di gettito. Ad esempio, aumentando l’imposta di meno di 50 centesimi a passeggero nei primi 10 aeroporti italiani per numero di imbarchi, quelli dove la domanda è più rigida rispetto all'incremento dei prezzi dei biglietti aerei, si troverebbero le risorse per togliere completamente le imposte di imbarco sui voli da tutti gli aeroporti che imbarcano meno di 1 milione e mezzo di passeggeri annui, dove invece la domanda è molto più sensibile agli incrementi dei prezzi. Probabilmente resterebbero anche le risorse per togliere le imposte anche sugli imbarchi nazionali verso questa classe di piccoli aeroporti. Se fossi al posto di Graziano del Rio, accetterei la proposta, non per mero calcolo elettorale, anche se fa sempre bene sembrare quello che toglie un po di tributi prima delle elezioni, ma anche perché ha senso economicamente, quindi proprio per il bene del paese. Il traffico sui grandi aeroporti non verrebbe praticamente intaccato, mentre l’incremento di quello sui piccoli e medi aeroporti porterebbe ad un piccolo ma significativo incremento nello sviluppo economico del paese, e quindi a maggiori entrate fiscali. Graziano del Rio potrebbe anche usare la carota di una tale rimodulazione per strappare dai vettori a basso costo la promessa di un incremento dei voli offerti prima ancora di implementarla, e fare pure la sua bella figura da statista e negoziatore internazionale. Resta da capire chi dovrebbe andare a suggerire tutto ciò ai due neo-assessori, e poi supportarli nel dialogo con il ministro. Nel mio mondo ideale, toccherebbe ai rappresentanti della ex provincia di Trapani presso il parlamento di Roma e quello di Palermo. Chissà che ne pensano i miei concittadini?