Thursday, 9 February 2012

Dalla Sicilia a Istanbul senza scalo


Per la prima volta la Sicilia partecipa nello stand dell'Enit all'Emitt di Istanbul, e per l'occasione l'assessore al Turismo siciliano, Daniele Tranchida, avrebbe dichiarato in conferenza stampa che per incrementare ed agevolare il flusso turistico tra la Turchia e la Sicilia si starebbero studiando delle iniziative per potenziare i collegamenti tra queste due aree, anche attraverso voli diretti, collegamenti attualmente sottodimensionati.

Leggere che anche la politica siciliana si rende finalmente conto che i collegamenti tra la Sicilia e la Turchia sono sottodimensionati, e che c'è bisogno di collegamenti diretti, è sinceramente molto interessante!

Ma è vero che i collegamenti tra la Sicilia e la Turchia sono sottodimensionati? Sì, è vero.

Proviamo ad analizzare la situazione con Istanbul.

Istanbul ha oltre 13 milioni di abitanti. Se aggiungiamo gli abitanti delle province di Kocaeli e Yalova, con le quali non c'è praticamente soluzione di continuità, siamo a 15 milioni. Il triplo della Sicilia.

Istanbul dovrebbe avere un PIL intorno ai 170 miliardi di Euro, e da un decennio, tranne che nel 2009, cresce di oltre il 10% annuo. Di nuovo, questo PIL è spannometricamente due volte e mezza quello Siciliano. Pro capite saremmo intorno ai 13 mila Euro, le famiglie turche però sono più grandi, per cui pro familia forse a Istanbul il PIL è già sui livelli di quello Siciliano. Il PIL pro capite di Kocaeli poi è probabilmente anche più alto di quello di Istanbul.

La distribuzione della ricchezza ad Istanbul è d'altra parte "peggiore" di quella Italiana o Siciliana. C'è meno classe media, più gente che fatica ad arrivare a fine mese, ed un gruppo di persone ricchissime, tant'è vero che le case più desiderate, gli yali, le ville sul Bosforo, generalmente non sono nemmeno lontanamente alla portata dei più strapagati giocatori di calcio o basket, stranieri o indigeni, manco in affitto.

Pur tenendo conto della "cattiva" distribuzione della ricchezza, Istanbul è talmente grande e popolosa che le persone che si potrebbero tranquillamente permettere una vacanza in Sicilia, a Istanbul sono milioni.

Dati i livelli qualitativi del settore turistico turco, ed il rapporto qualità prezzo, molti Turchi in Sicilia verrebbero purtroppo soltanto una volta. Anche se si possono tranquillamente permettere una vacanza in Sicilia dal punto di vista economico o culturale, in Turchia c'è un'offerta molto più ampia e molto più avanzata.

Se anche 3 milioni di persone venissero soltanto una volta, in 10 anni sarebbero 600k pax annui, cioé 1650 pax al giorno. Ci si riempono 5 voli A/R al giorno.

Ci sono delle ragioni indipendenti dalle (in)capacità delle classi dirigenti siciliane, per cui lo scenario dei 3 milioni di visitatori turchi in 10 anni è al momento irrealizzabile, la principale è la politica dei visti dell'Unione Europea. Per ottenere un visto Schengen un turco benestante deve presentare mezzo chilo di documentazione, pagare svariati balzelli, superare un'intervista, ed alla fine a volte glielo danno al massimo per 6 mesi, ma alcuni paesi europei (fortunatamente la Repubblica Italiana non è a quei livelli!) soltanto per le date del viaggio. La politica statunitense (se rispetti il primo visto, il secondo te lo danno per 5-10 anni) ha molto più senso.

Nonostante quanto sopra, per anni prendendo l'Istanbul-Palermo via Roma Fiumicino o Milano Malpensa, ho sempre notato un consistente numero (come minimo parecchie decine) di Turchi che andavano in vacanza in Sicilia.

Conosco decine di istanbuliti che sono andati in vacanza in Sicilia. Mi capita spessissimo di sentirmelo dire quando dico di essere Siciliano. Tra l'altro, in estate le principali testate giornalistiche nazionali sono attapanate di pubblicità per svariate destinazioni turistiche, e non manca mai la pubblicità di uno o due tour della Sicilia.

Mi pare onestamente impossibile affermare che un volo diretto Sicilia-Istanbul giornaliero non potrebbe essere sostenibile.

Credere, ed affermare, una cosa del genere nel 2012 è veramente incredibile.

Le rotte dirette, senza scali intermedi, per Istanbul ce le hanno oramai aeroporti come Genova Sestri Ponente, che nel 2011 pur andando bene ha fatto meno passeggeri di Trapani Birgi che è andato peggio delle aspettative per via della crisi libica, o di Torino Caselle, che fa 1 milione e passa di passeggeri in meno di Palermo Punta Raisi, oltre a Napoli e Bologna che sono il prossimo gradino a cui Palermo dovrebbe mirare, e che fanno meno passeggeri di Catania Fontanarossa.

Per fare un esempio vicino alla Sicilia, Malta ha un dodicesimo della popolazione siciliana ed un decimo del PIL Siciliano, ed i cittadini turchi hanno gli stessi problemi di visto per la Sicilia e per Malta, dato che sono entrambi paesi Schengen. Ciò nonostante, Malta riesce a sostenere un bisettimanale diretto in bassa stagione, offerto in code share da Air Malta e Turkish Airlines. Questo bisettimanale va avanti dal 1987, ed anzi, prima che Malta entrasse in Schengen, e cioé quando i cittadini turchi potevano recarsi a Malta molto più semplicemente, aveva una frequenza ben maggiore, soprattutto d'estate.

Se Malta riesce a sostenere un bisettimanale in bassa stagione, la Sicilia dovrebbe poter sostenere due giornalieri, forse anche tre.

In questo momento storico, la linea aerea con più probabilità di riuscire a sostenere con profitto voli diretti tra la Sicilia e Istanbul è Turkish Airlines.

Turkish Airlines sta da diversi anni comprando aerei ed aprendo rotte ovunque, ha un network enorme centrato su Istanbul, dato che ci sono un bel po di Siciliani che vanno per lavoro nel Golfo, in India, in Cina, nell'Asia Centrale, che magari con THY potrebbero risparmiare tempo e denaro.

Se la Sicilia vuole ambire a crescere, sia turisticamente che economicamente, deve ambire ad avere un collegamento diretto con Istanbul.

Si potrebbe anche iniziare con uno stagionale estivo, magari 4x da Catania Fontanarossa e 3x da Palermo Punta Raisi.

Da Palermo a Istanbul ci sono 850 miglia, e da Catania appena 773!

In bassa stagione una compagnia aerea ci rientrerebbe vendendo la rotta a 75 Euro per tratta e forse anche meno, dato che ad esempio Turkish Airlines in bassa stagione vende tranquillamente voli tra Istanbul ed Hatay, che sono 500 miglia, a partire da 25 Euro per tratta!

Ho creato una pagina facebook per popolarizzare e supportare l'idea che tra Sicilia e Istanbul ci possano essere collegamenti aerei diretti senza scalo, se volete supportare anche voi questa idea, ed avete un account facebook, vi prego di sottoscriverla anche voi: http://www.facebook.com/Sicily2Istanbul

Wednesday, 21 December 2011

Alcuni commenti sulla proposta di secessione della Sicilia dall'Unione Europea

Ringrazio innanzitutto Massimo Costa, Antonella Sferrazza e BlogSicilia per aver sollevato la questione dei rapporti tra Sicilia ed Unione Europea. Anche se la mia posizione in merito appare abbastanza distante, credo che faccia bene discutere di questi argomenti.
Quanto segue è un collage dei miei primi commenti in merito allo proposta, alcuni dei quali rivolti a Massimo Costa ed alla sua proposta, altri rivolti ad altri commentatori della proposta.
Unione Europea
Argentina
Euro
Trattato di Lisbona
Hellada

Individuare nell’Unione Europea un problema per la Sicilia, è quanto meno problematico. Il budget dell’Unione Europea è l’1% del PIL dei suoi paesi membri. In termini assoluti, è una cifra intorno ai 120 miliardi di Euro, circa il doppio del PIL Siciliano. Sì, avete letto bene, la UE è equivalente in termini economici ad un paio di Sicilie. Non credo sia possibile pensare veramente che i problemi della Sicilia e dei Siciliani derivino in alcun modo dalla UE.
Dato che il budget della UE è sempre stato così piccolo, non è mai stato veramente possibile pensare di poter risolvere i problemi infrastrutturali della Sicilia con fondi Europei. I fondi Europei sono sempre stati pensati come un incentivo, ma la gran parte del lavoro infrastrutturale, in Spagna come in Irlanda, in Slovenia come in Polonia, è stato pagato e viene pagato con fondi propri. Quello che è sempre mancato in Sicilia, è la volontà della Repubblica Italiana di metter alcunché.
Per dare soltanto un esempio, la A20 da Buonfornello a Messina è costata 4 milioni di Euro al chilometro. Ci sono 282 viadotti e 155 gallerie in 183 km, ci hanno messo 36 anni a costruirla. Si può paragonare alla Roma-Latina, attualmente in costruzione a 30 milioni di Euro al chilometro, o alla Pedemontana lombarda che il Sig. Formigoni ci informa costare 50 milioni di Euro al chilometro, e c’è chi dice che potrebbe arrivare a 74 milioni di Euro al chilometro.
I soldi per le infrastrutture Siciliane finiscono lì, in Padania, in Veneto, nel Lazio, e tutti si possono incolpare, ad iniziare dai politici siciliani complici di tali scelte, ma certo non l’Unione Europea.
Come tutti dovremmo sapere, se ci fosse stata vera volontà di aiutare a sviluppare le zone meno sviluppate del paese, non ci sarebbe bisogno di cose come la Cassa del Mezzogiorno, sarebbe bastato il buon senso e gli interventi ordinari.
A chi, pur confermando che "il problema dell’Europa non è il suo ruolo finanziario diretto, che è trascurabile" obietta che "l’Europa il lavoro sporco non lo fa direttamente, lo fa fare agli stati.", che "dentro, non c’è nessuna autonomia possibile per la Sicilia" , che "il problema dell’Europa sono le sue leggi, troppo piegate alle multinazionali ed ai banchieri" e che quindi "è meglio starne piuttosto lontani" posso rispondere che ovviamente non so come abbia maturato queste opinioni, che io ho maturato opinioni molto diverse, e che chiaramente almeno su quei punti siamo abbastanza distanti. Innanzitutto, cosa dobbiamo intendere con “Europa”? L’Unione Europea, la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, il Consiglio Europeo, la Banca Centrale Europea o qualche altra istituzione?Tranne il Consiglio Europeo, che sono gli Stati stessi, non vedo nessuno che possa far fare un qualsiasi tipo di lavoro agli Stati, se questi non vogliono farlo.
Io personalmente non sono convinto per nulla che la perdita anche solo parziale per i Siciliani del diritto di libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali che potrebbe derivare dall’uscita della Sicilia dall’Unione Europeapossa essere in qualche modo bilanciato da qualche altro vantaggio.
Non capisco nemmeno perché si dovrebbe revocare l’unione doganale, e quale sarebbe la differenza con una zona franca di libero scambio. Capisco che quella di Massimo Costa è soltanto un’intervista, ma questi, ed altri, mi sembrano punti abbastanza cruciali.
A chi inneggia all'Argentina, ed onestamente ci vuole coraggio, dovrebbe bastare rispondere che soltanto nel 2010, l’Argentina è riuscita a ritornare ai livelli del 1998, e non è che stia facendo chissà quale crescita miracolosa, anzi.
Prima di prendere l'Argentina come esempio in temi socio-economici, ricordiamocelo sempre, e scolpiamocelo nella mente, che soltanto nel 2010, dopo 12 anni, sono riusciti a ritornare dov’erano prima.
Sono una dozzina di anni persi, ed ad occhio e croce (ma il calcolo si potrebbe fare anche abbastanza preciso), volendo quantificare cosa è costato agli argentini, rispetto all’ipotesi di stasi del PIL (guarda caso il caso della Repubblica Italiana tra il 2000 ed il 2011), sono 30 mila dollari americani correnti a testa persi, cioé una famiglia argentina con padre, madre e due figli ha mediamente perso 120 mila dollari in 10 anni.
Se poi uno considera che questo recupero è stato quasi tutto dovuto alla crescita delle materie prime (che nella Repubblica Italiana non ci sono, e che anche in Sicilia sono pochissime rispetto alla popolazione residente!), risulta chiarissimo che oggi l’economia argentina è in una posizione peggiore rispetto a quella del 1998 dato che si sarà molta più correlazione con l'esportazione delle materie prime, che implica un minore livello di sviluppo e maggiore fragilità dell'economia.
Sulla situazione Argentina, il mio non è scetticismo, è consapevolezza che deriva da una conoscenza dei fatti. L’Argentina non ha trovato nessuna soluzione ai suoi problemi, e gli Argentini sono a mio modestissimo parere completamente fuori di testa a votare per gente come la Sig.ra Kirchner, che non ha ottenuto alcun risultato, e non ritengo che ne potrà mai ottenere (con la mentalità di multare o peggio chi pubblica statistiche sgradite al governonon si va da nessuna parte). Tanti cittadini argentini purtroppo non si rendono conto che non esistono pranzi gratuiti, ma prima o poi il conto arriva sempre, e sono mazzate.
In una celeberrima ed indimenticabile intervista l’allora presidente in carica dell’Uruguay, il Sig. Jorge Battle (libero scambista, gran potatore di spesa pubblica, antiprotezionista e gran nemico delle sovvenzioni pubbliche, figlio di madre argentina e di padre a sua volta presidente uruguagio), così sintetizzò le ragioni del problema argentino:
Los argentinos son todos una manga de ladrones del primero al ultimo”.
Gli argentini sono tutti una manica di ladroni dal primo all’ultimo” (da puntualizzare che si riferiva ai politici argentini, e forse anche a chi li eleggeva, non a tutti i cittadini!).
Gli argentini hanno avuto tutto quanto sia possibile immaginare a disposizione per prosperare, ed immancabilmente mandano tutto in malora, da sempre.
Il 2001 non è che un episodio, e nemmeno l’ultimo, di una storia quasi plurisecolare ormai di disastri economici e sociali che gli argentini riescono ad organizzarsi anche nelle condizioni più impensabili.
Se quello argentino è il modello a cui si ispirano tanti cittadini italiani o a cui vorrebbero aspirare i Siciliani, c’è veramente poco da stare allegri.
Per chi voglia approfondire veramente sull’Argentina, il sito Foco Economico contiene una miniera di informazioni di prima mano. Gli autori sono professori universitari argentini di economia, perlopiù alla Universidad Torcuato Di Tella, una ottima università intitolata da uno dei ministri degli esteri argentini (della stessa parrocchia politica dei Kirchner) al padre, un molisano di Capracotta che aveva creato un gruppo industriale in Argentina (la SIAM).
Per quanto riguarda la correlazione tra disoccupazione giovanile e l'Euro, no, non è colpa dell’Euro.
È colpa della classe dirigente politica ed imprenditoriale siciliana ed italiana, e di chi li ha eletti e continua ad eleggerli. L’Euro non c’entra nulla, è semplicemente un obiettivo semplice da indicare, tant’è vero che argomenti simili vengono usati dai Leghisti con il loro elettorato. Si può discutere dei vantaggi o svantaggi dell’Euro, e ce ne sono, ma non c’è diretta correlazione con la disoccupazione giovanile (cosa che si può dimostrare facilmente notando che la disoccupazione giovanili in paesi dell'area Euro come la Germania è sotto al 10%, e che ai tempi della Lira, la disoccupazione giovanile in Sicilia era ben più alta).
In generale le valute di paesi piccoli sono esposte ai mercati in maniera spaventosa, anche quelle di paesi ricchissimi di risorse come la Norvegia o governati benissimo come la Svizzera, la cui banca centrale ha passato quest’anno fino ai primi di Settembre in trincea per cercare inutilmente di difendere quota 1.20, e non essendoci riuscita il 7 Settembre ha dovuto utilizzare l’opzione finale di dare mano alla stampatrice digitale, con tutti gli enormi rischi che ne conseguono.
Il problema dell’Euro è una febbriciattola hellenica curata malissimo da dottori incapaci ed inadeguati. La soluzione non è ammazzare l’ammalato(distruggere l’Euro), ma mandare via a calci questi dottori incapaci ed inadeguati, e farsi curare da gente più capace.
Passando al Trattato di Lisbona, non capisco cos’è che non piace esattamente del Trattato di Lisbona. Comprendo ovviamente il discorso sul percorso non assolutamente democratico che ne ha approvato all’approvazione, ma oggi che è ormai approvato, in concreto, cos’è che penalizzerebbe la Sicilia, e nei confronti di chi? Quali sono gli svantaggi che ne deriverebbero i Siciliani?
Per chi risponde che lo svantaggio sta in una perdita di sovranità, in concreto, non mi pare una spiegazione. Che cosa implica questa perdita di sovranità? Quali sono gli svantaggi che ne derivano?
Il Trattato di Lisbona non implica alcuna dittatura. Chiaramente, ci sono tantissimi svantaggi in una dittatura. Qui però non siamo di fronte ad una dittatura. Io ho votato per eleggere i miei rappresentanti a tutti i livelli, e li vedo ancora lì nei loro scranni. Ed ad ogni modo, se la maggior parte dei cittadini elettori elegge rappresentanti inetti, non si può certo pretendere chissà che! Ad ogni modo, l’obiezione fondamentale alla proposta di Massimo Costa rimane la stessa: i Siciliani ottengono tantissimi vantaggi, sia reali che potenziali, dai diritti di libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali garantiti dall’Unione Europea. Io personalmente ci campo da una vita, e questi stessi diritti sono disponibili e garantiti a tutti i Siciliani, nessuno escluso. Vogliamo rinunciare a questi diritti? Li vogliamo perdere? In cambio di cosa?
In generale, c’è un esempio di un paese a noi vicino che è uscito dall’Unione Europea (anche se all’epoca non si chiamava ancora così): l’Algeria nel 1962.
Qualcuno qui è mai stato in Algeria? Ci vorreste andare a vivere?
Eppure, l’Algeria ha molte più risorse naturali della Sicilia, o di qualsiasi stato membro dell’Unione Europea.
E però i cittadini Algerini non hanno, e sognano, i diritti che hanno i Siciliani.
Per quanto riguarda infine i nostri vicini Helleni, purtroppo si sono meritati tutto quello che gli sta capitando. Per decenni hanno eletto politici inetti, quando non corrotti, che hanno mentito al resto del mondo sul reale andamento della loro economia e dei loro conti pubblici. Non ci sono pranzi gratuiti. Se anche avessero avuto la Dracma invece che l’Euro, non sarebbe cambiato nulla, anzi, avrebbero preso bastonate anche più grosse. La Helliniki Demokratia ha avuto una grande occasione con l’Euro, quella di tagliare enormemente il costo degli interessi sul debito, e quindi di ripagarlo più facilmente. Invece di approfittarne virtuosamente, i politici hellenici ne hanno approfittato per ottenere ancora più privilegi per loro stessi ed i loro amici e famigli, distribuendo prebende a destra e a manca, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sì, sarà possibile che un 1% di colpa ce l’abbiano anche quei bei figuri tipo la Sig.ra Merkel o il Sig. Sarkozy (e taciamo di altri momentaneamente assenti dalla scena principale), che pare anche a me che in questo caso, come in altri, siano stati dannosi, ma solo perché gli Helleni li hanno messi in condizione di esserlo.
Quello che possiamo dire sui politici e sugli elettori hellenici, possiamo generalmetne dirlo di quelli italiani e siciliani, certamente con svariate eccezioni, solo che, per quanto a noi possa sembrare incredibile, dai risultati fino ad oggi i politici hellenici pare abbiano fatto peggio.
Sullo stato corrente degli Helleni, io sono personalmente filelleno, ho visitato con piacere più volte l’Epiro, la Tessaglia, la Macedonia, la Tracia, ma dobbiamo dire le cose come stanno. A me tra un ricco che si impoverisce per colpa sua, ed un povero che non ha occasioni, fa più simpatia il secondo.
Finisco con una correzione: in uno dei commenti avevo risposto (a Giuseppina Marrone) facendole notare che il PIL pro capite hellenico fosse "poco meno del doppio di quello siciliano". Sono andato a controllare, e mi devo scusare, avevo fatto male i conti, il PIL pro capite hellenico è sì maggiore di quello siciliano, ma non è certo doppio. Lo è però in alcune regioni, tra cui quella di Atene (non solo in Attica, ma in tutta la Grecia centrale) e delle isole Egee meridionali (i.e. Rodi, Mykonos, Thera, ...), e prima della crisi lo era anche a Creta.

Thursday, 8 December 2011

Le serie televisive turche

Nel 2010 la Turchia ha esportato 70 serie televisive in 20 paesi, perlopiù nel Medio Oriente, nei Balcani e nei paesi turanici, per un controvalore dichiarato di circa $50 milioni (che detto fra noi, sono pochi, ma si sa, come fanno la contabilità quelli che lavorano nell'intrattenimento, non la fa nessuno!).
Per dare un paio di esempi, le soap turche vengono usualmente trasmesse in Romania da Kanal D, che è parte della multinazionale turca Doğan, e nell'Hellade da Antenna (ANT1).
Il prezzo per episodio varia dai $500 ai $20000 per i mercati più grandi e le serie più richieste. 
L'esportatore più grande è Calinos, che ha sede a Taksim, e controlla quasi l'80% dell'export.
Il settore vive da alcuni anni un periodo di boom, dovuto soprattutto all'espansiano nel mercato dei paesi arabi, che ha portato ad una crescita costante nei budget e nella qualità dell'offerta.
Recentemente è stato annunciata una joint venture con degli investitori del Qatar per una serie in 30 episodi sulla conquista di Costantinopoli, che in totale dovrebbe contare su un budget hollywoodiano da $75 milioni!

List the installed windows updates

To get a list of installed updates:

wmic qfe list full > list.txt

Caveat: this list may not be complete, as certain Microsoft hotfixes don't end up there.

If you know the HotFixId, you may pipe the output of wmic to find. In example, to confirm that Windows 2008 R2 Service pack has been installed, knowing that the service pack HotFixId is KB976932, executing the following command line will do the job:

wmic qfe list full | find "KB976932"
 

Monday, 5 December 2011

Access Denied when migrating httpHandlers or httpModules configuration in IIS 7.5


While running the below command on one of my IIS 7.5:
%systemroot%\system32\inetsrv\APPCMD.EXE migrate config "Default Web Site/MyWebApp"
I was getting Access Denied error (80070005). As I had used that command in other IIS 7.5 servers to migrate the httpHandlers and httpModules configuration from Classic .Net to Integrated .Net mode, I knew the issue was environmental.
Turned out it was due the web.config being read only, as I used a source code management system that download as read only the files not checked out by the developers).
Removing the read only attribute from the web.config, fixed the issue.

Thursday, 13 October 2011

Dennis MacAlistair Ritchie, 1941-2011

#include <stdio.h>
int main()
{
    printf("Godspeed, dmr\n");
    return 0;
}

Monday, 10 October 2011

Re: sfrattati da trapani i bombardieri inglesi anti-gheddafi. meglio turisti e soldi.


@Jacopo Giliberto: con quel cognome da siciliano purosangue (precisamente siracusano, ma ce ne sono tanti anche nel trapanese) che ti ritrovi, mi sarei aspettato che ti documentassi maggiormente sulla vicenda prima di scrivere un articolo come questo.
La crisi libica e la relativa missione ha fatto danni all'economia della sicilia occidentale probabilmente per decine di milioni di Euro soltanto quest'anno (i 10 milioni di Euro che citi sono un contentino promesso dal governo di fronte ad una vera e propria rivolta popolare a Marzo, contentino che tra l'altro non è mai arrivato), e potenzialmente per centinaia di milioni di Euro negli anni a venire se perderanno la base Ryanair, una vicenda che è stata, ed è, gestita malissimo dal governo centrale (vatti a vedere i commenti dei vari ministri alla notizia della chiusura dell'aeroporto).Quando il governo decide di partecipare a delle guerre, il costo di queste guerre deve finire sulla testa di tutti i contribuenti, da Varese a Siracusa, da Trieste a Trapani, non soltanto ed esclusivamente ai contribuenti di Trapani (o peggio ancora, al 90-99% sui contribuenti di Trapani, ed al 1-10% sui contribuenti dei comuni che abbiano sedime aeroportuale, e 0% per tutti gli altri, ma chi le ha queste pensate?).
Invece di prendertela con gli imprenditori trapanesi (su Il Sole 24 Ore poi!), prova a chiedere un'intervista al Sig. Salvatore Ombra, il presidente di Airgest, e fatti raccontare come la vede lui. Poi magari contatta qualche giornalista locale, e fatti raccontare come la vede lui. Poi segui qualche altra pista (ce ne sono un bel po). Poi, dopo che ti sei informato, magari scrivi un bell'articolo, e ci informi.
Quello sarebbe giornalismo.