Sunday, 21 August 2011

I conti titoli esentasse per i residenti nel Regno Unito

Nel Regno Unito il governo britannico concede ai propri residenti di investire fino a £10680 annui in speciali conti esentasse, gli Individual Savings Account, popolarmente conosciuti con l'acronimo ISA.

Esistono al momento due tipologie di conti ISA, quelli assimilabili a conti di risparmio esentasse, i cosiddetti Cash ISA, e quelli assimilabili a conti titoli esentasse, i cosiddetti Stock and Share ISA.

Da rimarcare che esentasse in questo contesto è riferito sia all'income tax che alla capital gain tax, ma non alla stamp duty dello 0.5%, la Tobin tax britannica dovuta dagli investitori finali su ogni transazione azionaria sui listini britannici, mentre, dato che gli ISA sono uno strumento britannico, non è possibile reclamare indietro eventuali ritenute pretese da amministrazioni straniere (i.e. il 15% sui capital gain ed i dividendi statunitensi), ed anche che ovviamente non è possibile utilizzare le eventuali minusvalenze per compensare eventuali profitti entro o fuori ISA.

Mentre per i Cash ISA il limite massimo correntemente investibile in un dato anno fiscale, che nel Regno Unito va dal 6 Aprile al 5 Aprile dell'anno successivo, è di £5340, gli Stock and Share ISA permettono di investire annualmente fino al massimo consentito per questa tipologia di conti, correntemente £10680.

In un dato anno fiscale è anche possibile investire parzialmente in entrambe le tipologie di conti ISA, ad esempio è possibile investire £5340 in un Cash ISA e £5340 in un S&S ISA, l'importante è che comunque non si oltrepassi il limite massimo annuo di £10680.

Ogni anno fiscale si può quindi investire in un massimo di 2 conti, uno Cash e l'altro S&S, anche di fornitori differenti.

Nel conto titolo esentasse ISA S&S si può investire in una varietà di strumenti, non solo azioni, ma anche obbligazioni, fondi ed altri tipi di investimenti, ma la tipologia di investimenti è strettamente regolata dall'HMRC. Ad esempio, è possibile tenere liquidi soltanto in conti in GBP, anche quando si investe in borse d'oltremare, per cui bisogna cercare un fornitore non troppo esoso con le conversioni valutarie, e non si può investire in azioni di tutte le borse del pianeta, ma soltanto in quelle ufficialmente riconosciute dall'HMRC, ad esempio il listino principale di Milano lo è, ma non quello di Istanbul, e per quanto possa sembrare strano, non lo è nemmeno il listino AIM della LSE. Questo si riflette anche sull'investibilità nei cosiddetti ADR o CDR, ad esempio è teoricamente (bisogna trovare il fornitore che lo permetta) possibile investire sull'ADR di ENI al NYSE, ma non sull'ADR di Turkcell nello stesso listino, perché la quotazione primaria dell'ENI è in un listino "riconosciuto", mentre quella di Turkcell al momento no.

Come ci si poteva aspettarre i conti ISA molto popolari tra i residenti nel Regno Unito, ad esempio nel 2010/11 sono stati sottoscritti oltre 15,3 milioni di nuovi conti ISA, di cui 3,4 milioni S&S. In totale, i fornitori di conti ISA gestiscono al momento oltre 53,7 milioni di conti ISA, di cui 15,7 milioni S&S.

Dato che la sottoscrizione è rinnovabile anno dopo anno, vi sono almeno 647 mila investitori che sono riusciti ad accumulare più di £100.000 nei propri conti ISA.

Il valore totale di mercato di tutti gli investimenti in conti ISA alla fine dell'anno fiscale 2009/10 era di £349 miliardi, suddiviso praticamente fifty fifty tra conti Cash ISA e S&S ISA.

Riferimenti:

Tuesday, 16 August 2011

Proposta demografica per risolvere i problemi economici della Repubblica Italiana

In un articolo recentemente pubblicato da Mehmet Caner, Thomas Grennes e Fritzi Koehler-Geib ed intitolato “Finding the tipping point — when sovereign debt turns bad“, viene suggerito da osservazioni empiriche che per i paesi economicamente sviluppati, come la Repubblica Italiana, una volta che il rapporto tra il debito pubblico ed il PIL supera il 77%, per ogni punto percentuale oltre questo limite si perde lo 0.017% di crescita reale di PIL (o meglio uno 0.17% ogni 10% di debito oltre il 77%). Io personalmente trovo questa stima abbastanza ottimistica (anche se penso che probabilmente nella realtà non è poi così lineare), ma prendiamola per buona.
Che significa per i cittadini contribuenti della Repubblica Italiana (ed ivi residenti e lavoranti)?

L’ultima volta che il debito pubblico è rimasto sotto il limite del 77% passava l’anno 1984.

Dal 1984 ad oggi ogni singolo anno la crescita del sistema paese è stata inferiore a quella che sarebbe potuta essere, zavorrata da questo debito pubblico eccessivo. Totalizzando la crescita persa anno per anno a partire dal 1985, la Repubblica Italiana nel 2009 ha perso oltre il 10% di crescita potenziale di PIL. Gli stipendi attuali degli Italiani sono quindi probabilmente inferiori di circa il 10% a quelli che sarebbero potuti diventare se il debito fosse stato gestito meglio.

Dando retta a Caner & co., l’effetto a livello patrimoniale è ovviamente anche maggiore, circa il 17.5% del patrimonio pro capite (o se paragonato al PIL annuo, circa un 105%). In parole povere chi ha lavorato dal 1985 al 2009 ha perso almeno 2 se non 3 anni interi di stipendio (non tutta la popolazione lavora) che a quest’ora si ritroverebbe tra i suoi risparmi o investimenti, e tra l’altro gli è finita pure bene, perché l’effetto contrattivo peggiora con il tempo, per cui chi ha iniziato a lavorare dopo avrà sempre più minori retribuzioni rispetto a quelle che avrebbe potuto avere ed alla fine si ritroverà senza intere annate di stipendio. Tra l’altro dovrebbe proprio essere abbastanza evidente questo effetto oramai, no?
Tutto questo senza avere nemmeno iniziato il discorso sul fatto che buona parte di quel debito supplementare al 77% è stato creato per fare spese stupide e/o inefficienti e/o generazionalmente inique come le baby pensioni o “i costi della politica” o le pensioni retributive.
La Banca d’Italia ci informa ora che a Giugno del 2011 è stato stabilito il nuovo record assoluto del debito pubblico, pari a quel punto a poco meno di 1902 miliardi di Euro, ormai probabilmente oltre il 120% del PIL del paese. Oggi, ad Agosto 2011, fino a qualche giorno fa sembrava che nessuno volesse più comprare i titoli di stato emessi e garantiti dalla Repubblica Italiana, una crisi di confidenza da parte dei mercati, sul paese e soprattutto sul governo, e probabilmente un po’ tutta la classe politica, che sorprende purtroppo soltanto per non essere avvenuta ben prima di oggi, tant’è che la BCE si è trovata costretta, suo malgrado, a dover intervenire per acquistarne grandi quantitativi, in cambio per ora di semplici promesse da parte del governo Italiano.
Il governo Italiano deve ora decidere a quali riforme fiscali e strutturali affidare il tentativo di risanare il paese, con l’obiettivo di ridurre il debito pubblico il prima possibile, incentivando comunque la crescita.

Se il buon giorno si vede dal mattino, è un’impresa praticamente disperata.

Tra le prime reazioni, su NoiseFromAmerika il buon Michele Boldrin suggerisce di cambiare immediatamente governo, ridurre le retribuzioni di un sottoinsieme dei dipendenti pubblici, cancellare la riforma federalista nella sua forma attuale, introdurre una nuova riforma pensionistica per comprimere la spesa pensionistica al 10% del PIL in un tot d’anni, privatizzare svariate partecipate statali, e liberalizzare, mentre la proposta di riforma della sanità del buon Francesco Forti suggerisce se non sia anche il caso di andare a vedere se si può migliorare l’efficienza e l’efficacia di quel settore.

Si potrebbero fare anche proposte ben più estreme, come ipertassare i diritti acquisiti immeritatamente (sei un baby pensionato da quando avevi 30 anni? Ricevi un vitalizio perché hai fatto un giorno da parlamentare? Beccati questa megatassa che ti parifica al regime contributivo, ipotecandoti automaticamente tutte le proprietà, fino al pagamento del dovuto), ma si risolverebbero tutti, o comunque una parte notevole dei problemi del paese? No
No, non perché io ritenga che le proposte di cui sopra non siano desiderabili, anzi, e nemmeno perché io non pensi che possano aiutare a ritornare più o meno velocemente a questo fantomatico limite del 77%, o quello che sia, a partire dal quale il sistema paese ritornerebbe a funzionare meglio ed a creare più ricchezza, e nemmeno per tante altre ragioni, ma semplicemente perché ritengo che purtroppo il principale ostacolo alla crescita del paese, da un trentennio a questa parte, è la sua struttura demografica, e la totale incapacità della classe politica e dirigente a cercare di mitigarne gli effetti.

La piramide demografica del paese è mostrata da questo grafico, basato su dati ISTAT, cortesia di Wikipedia:


Dal grafico si evince chiaramente che quarantacinque anni fa improvvisamente c’è stato un cambiamento demografico epocale, il tasso di natalità è crollato improvvisamente, in vent’anni si è dimezzato, trasformando quello che era un paese in espansione demografica in un paese in pesante contrazione demografica, contrazione che si è sì fortunatamente arrestata una ventina di anni fa, ma che non è stata purtroppo né preventivata né soprattutto gestita in maniera efficace dalle classi dirigenti.
Da trent’anni a questa parte, da quando cioé gli effetti deleteri di questa mancata stabilizzazione si sono iniziati a far sentire, è stato tutto un affannarsi a mettere pezze su pezze, per cercare di rimettere in moto un sistema che era stato costruito e congegnato per una ben diversa struttura demografica. Le misure via via implementate sarebbero probabilmente state sufficienti se la stabilizzazione demografica fosse avvenuta quarant’anni fa, ma una volta che la stabilizzazione demografica è avvenuta soltanto vent’anni fa, non sono state sufficienti, e dubito sarebbero state sufficienti neppure se al posto degli Italiani ci fossero stati gli Svizzeri o i Tedeschi (ammetto che probabilmente ci sarebbero state più possibilità!). Qualsiasi cosa si faccia oggi, il problema rimane sempre lì, ed è quel rigonfiamento tra i 35 ed i 49, rigonfiamento con cui bisognerà fare i conti almeno per i prossimi 40 anni.

Cosa si può fare? Continuare a mettere pezze? A me pare ovvio che l’unica soluzione possibile sia quella di intervenire radicalmente sulla struttura demografica del paese, attenuando artificialmente la contrazione delle classi di età under 35. Come? Importando persone, specificamente over 21, preferibilmente laureati, da paesi che abbiano il problema opposto rispetto alla Repubblica Italiana, cioé che si trovino ancora in una fase pronunciata di espansione demografica (e c’è soltanto l’imbarazzo della scelta, Marocco, Turchia, Egitto, Messico, Iran, Brasile, India, quasi tutti i paesi Africani, e così via).

Ecco come vorrei venisse trasformata entro la fine del 2012 la piramide demografica della Repubblica Italiana:


Per raggiungere questo scopo, in contemporanea a tutte le riforme proposte da Michele Boldrin per amplificarne gli effetti, basterebbe importare il prossimo anno 2,4 milioni di immigrati, metà uomini metà donne, nelle seguenti fasce d’età:
  • 300 mila nella classe 30-34
  • 900 mila nella classe 25-29
  • 1,2 milioni nella classe 21-24

Negli anni successivi, con i consequenti effetti economici positivi sui conti pubblici, andrebbe sì diminuito il debito pubblico, ma al contempo andrebbe incentivato il tasso di natalità dei residenti, migliorando le prestazioni a favore dei genitori, e bisognerebbe continuare ad incentivare l’immigrazione, in maniera meno intensa chiaramente, ma programmandola dal punto di vista demografico, con l’obiettivo di arrivare ad una stabilizzazione della piramide demografica in una ventina d’anni.

Ci sono dei rischi ad applicare un tale shock demografico improvviso, non c’è dubbio, ed andrebbero valutati e nel caso mitigati, ad esempio, e soltanto per fare un esempio, potrebbe avere senso iniziare ad applicare la riforma sanitaria assicurativa proposta da Francesco Forti proprio a questi immigrati: “sei laureato? sei nella classe d’età che ci interessa? Se ti paghi l’assicurazione sanitaria, puoi ottenere un permesso di lavoro!” (che poi probabilmente gli costerebbe meno di quanto costi ora ottenerne uno con la corruzione o addirittura farsi trasportare dagli scafisti)

Una volta valutati tutti i rischi, e mitigati per quanto possibile, questa è la strada maestra per risolvere i problemi del paese.

In mancanza di una tale politica di correzione degli squilibri demografici, chiunque dia un’occhiata al grafico sopra, dovrebbe rendersi conto che per tutti gli under 45 residenti nella Repubblica Italiana, il futuro promette e permette soltanto tregende.

Thursday, 14 April 2011

Re: Veli e Polemiche

[in risposta a Veli e Polemiche di Marta Ottaviani]

Cara Marta,
probabilmente abbiamo fonti molto diverse, perché a me l'avevano raccontata in modo molto differente, ed ad un primo sguardo ai giornali Turchi, mi sembra confermino le mie fonti.
La figlia di Tayyippuccio, che si chiama Sümeyye, non Sürreyya, è andata a teatro con un nutrito gruppo di persone, tra cui se non ho capito male anche la cognata, a vedere una performance che conteneva alcuni momenti abbastanza "spinti". Tra l'altro non era una Prima, per cui si sapeva della presenza di questi momenti. Proprio nel momento in cui gli attori erano impegnati nei momenti "spinti", sembra che la Signorina si sia alzata, insieme ad altre 150 persone, e se ne siano andati tutti, lasciando sbigottiti non soltanto il resto degli spettatori, ma anche gli attori, che possibilmente non avevano idea di chi fosse.
Leggevo che la Signorina, o chi per lei, si sarebbe giustificata affermando che uno degli attori, impegnato in un momento "spinto", le avrebbe fatto l'occhiolino.
Per come la vedo io, non è impossibile pensare che si possa essere trattato di un incidente programmato ed organizzato. A quanto pare infatti buona parte delle 150 persone che se ne sono andate erano cadetti di una scuola di polizia. A me pare proprio sia possibile che si tratti di un incidente creato appositamente dalla fervida immaginazione di qualche spin doctor, preparato a tavolino, con la partecipazione probabilmente obbligata di un gruppo di "non plaudite cives".
Electiones propinqui sunt!

P.S.:
Fonti in Inglese:

A quanto pare la fonte originale in Turco potrebbe essere Radikal.


Monday, 28 March 2011

Chi "accoglie" ed "assiste" i migranti irregolari?

Chi "accoglie" ed "assiste" i migranti irregolari nella Repubblica Italiana?

Il sito del Ministero dell'Interno descrive i tre tipi di strutture che ufficialmente sono preposti ad accogliere ed assistere i migranti irregolari:
  • CARA (Centri di accoglienza richiedenti asilo)
  • CDA (Centri di accoglienza)
  • CIE (Centri di identificazione ed espulsione)
Nella pagina intitolata I Centri dell'Immigrazione il Ministero fornisce anche l'ubicazione e le capienze di questi centri.

Consolidando questi dati per provincia e rapportandoli alla popolazione ufficialmente residente, questi sono i risultati:
Provincia Posti Quota su Pop Popolazione
Agrigento 1004 0.2209% 454593
Bari 1190 0.0949% 1254461
Bologna 95 0.0097% 984342
Brindisi 211 0.0523% 403096
Cagliari 220 0.0392% 561080
Caltanissetta 552 0.2029% 272052
Catanzaro 75 0.0204% 368219
Crotone 1358 0.7813% 173812
Foggia 914 0.1426% 640891
Gorizia 386 0.2706% 142627
Milano 132 0.0042% 3123205
Modena 60 0.0086% 694579
Roma 364 0.0088% 4154684
Torino 204 0.0089% 2297598
Trapani 888 0.2035% 436283
Resto 0 0.0000% 44378806
Totale 7653 0.0127% 60340328
I dati sulla pagina in questione ovviamente non sembrano tenere conto della situazione corrente a Lampedusa, dove da qualche giorno i migranti irregolari temporaneamente "accolti" ed "assistiti" hanno superato la popolazione residente.

Se nonostante ciò li prendessimo comunque per buoni dovremmo dedurne che almeno fino ad oggi il governo Italiano avrebbe deciso di "accogliere" ed "assistere" i migranti irregolari in una zona piuttosto ristretta del territorio della Repubblica.

Dopo Lampedusa, che parrebbe essere l'unica località che "ospiti" questi centri in provincia di Agrigento, in ordine decrescente del tasso di migranti irregolari "assistiti" ed "accolti" in questi centri rispetto alla popolazione residente, troveremmo le province di Crotone, Gorizia, Trapani, Caltanissetta e Foggia.

Tranne Gorizia, tutte le altre province più "accoglienti" ed "ospitali" sono a sud del Po, a sud dell'Arno, a sud del Tevere, a sud del Liri.

Tre su sei sono in Sicilia.

In ben 95 province non ci sono né CARA, né CDA né CIE.

Thursday, 17 February 2011

How to defragment the System Volume Information folder

How to defragment the System Volume Information folder?
We may use Mark Russinovich's Contig, one of the utilities in the Windows Sysinternals suite.
We have to start a Command Prompt as Local System, in example as described here, and then run:

contig -v -s "c:\System Volume Information"

P.S: I just discovered Mark wrote a book, Zero Day, now that is a promising reading :)

Tuesday, 15 February 2011

Where is Orca?

You have got the Windows SDK (in my case Windows 7 and .NET Framework 3.5 SP1), and you are looking for Orca, where is that?

Mount the ISO (in my case the x64 version, GRMSDKX_EN_DVD.iso), or explore that with some tool (in my case 7zip x64 9.20, which you will have to use in every chance), drill to Setup\WinSDKTools_amd64\cab1.cab, you will see a WinSDK_Orca_Msi_5E20C107_DAA3_4D49_AFAE_7FB2594F0CDC_amd64 file, extract that, rename it to orca.msi, and that's it.

Monday, 7 February 2011

Risposta a chi si lamenta della mancata riduzione del numero dei parlamentari Siciliani

In risposta a:

Il Sig. Marrocco ha fatto benissimo a dare parere negativo a quella demagogica proposta di legge.

Il numero dei Parlamentari, ed anche i loro stipendi, non sono per nulla un problema, questo non è altro che uno specchietto per le allodole, pura demagogia, il problema non è avere 90 o 70 deputati, non cambia nulla, io ne pagherei 1000, se invece di fare i propri porci comodi favorendo interessi stranieri, facessero tutti gli interessi dei Siciliani.

La Sig.ra Anello su La Stampa non ha considerato che il Parlamento siciliano non è un consiglio regionale, ha ben maggiori competenze, è abbastanza ovvio che servirebbe un maggior numero di parlamentari per poterle esercitare appieno.

Sono invece d’accordo che 19400 lordi euro al mese, pur non essendo un vero problema (sono ben altri gli sprechi della politica), siano troppi rispetto alla qualità storica dei Parlamenti siciliani, anche se quest’ultimo è chiaramente qualitativamente migliore della media, e vedrei con favore una riforma delle retribuzioni dei Parlamentari Siciliani, sì da renderla in qualche modo proporzionale al reddito medio dei cittadini Siciliani, a mo di incentivo.

Tutto questo senza neanche contare che sarebbe una gran presa in giro per gli abitanti della provincia di Trapani, di cui il Sig. Marrocco è rappresentante, di poter contare soltanto su 5 Parlamentari, già 7 sono troppo pochi …