Tuesday, 18 June 2013

Il sogno di Tayyippuccio

Ero a Istanbul da poco dopo il terremoto a poco prima delle elezioni in cui vinse l'AKP, anzi, andai pure ai seggi a fotografare le dita macchiate di china, e la situazione era tragica. Nel 2000/2001 i negozietti sulla Istiklal andavano via per poche decine di milioni di lire (italiane), la gente non sapeva dove sbattere la testa, nei supermercati aggiornavano i prezzi più volte al giorno, parevano contatori, in provincia, a Niğde, ho visto vendere le patate a 50 lire italiane al chilo, al dettaglio perché se compravi all'ingrosso il contadino rassegnato ti diceva "dammi quello che mi vuoi dare", e a Niğde erano ricchi rispetto alle province orientali. In estate mi feci il tour delle 12 isole attorno a Fethiye in barca pagando la bellezza di 2500 lire italiane, pasta asciutta inclusa.

Son tornato nell'estate del 2003, pareva un altro paese dopo appena 8 mesi dei governi di Gül e di Erdoğan. Dopo un lungo e tempestoso freddo inverno sulla Turchia splendeva il sol dell'avvenire. Vero è che parte del merito è delle riforme di Derviş e Cottarelli (sapevate che la Turchia ha recentemente avuto un proconsole italiano?), ma dal punto di vista economico fino ad oggi non c'è alcun paragone possibile tra i governi AKP ed i precedenti, tranne parzialmente l'ultimo Ecevit.

Quando Tayyippuccio passa all'incasso per aver fatto il minimo sindacale, o anche meno, io non mi arrabbio quindi con lui ma con le bacare perse (e un parramu ri fimmini, una volta dovetti stringere la mano a za Tansu, non basta tutta la varichina del mondo) che gliel'hanno reso possibile e permesso. Quando si criticano i politici dell'AKP come si fa a non essere ancor più critici nei confronti del resto della classe politica turca, che ha permesso a Tayyippuccio di arrivare dov'è arrivato e di risolvere una marea di questioni elementari che loro non erano riusciti nemmeno a comprendere. Io non so come un fatto che Erdoğan sia corrotto, anche se ho sentito innumerevoli volte amici e conoscenti spergiurarlo, ma so come un fatto che dei suoi predecessori erano sia corrotti che inetti, oltre che altrettanto illiberali ed autoritari.

Discutevo jeri su Twitter, oggi su Facebook, domani chissà sul fatto che anch'io, come tanti, ritenga abbastanza provabile la congettura che vede in federalismo e democrazia diretta le chiavi per spiegare la ricchezza degli Svizzeri. La Svizzera fino al 1850 era sempre stata, e per sempre intendo sempre, un paese più povero e meno benestante della Sicilia. Il cambio di rotta iniziò con la costituzione del 1848, che introdusse il federalismo, ed il boom si ebbe dopo il 1874, con la costituzione che introdusse la democrazia semi-diretta. Il problema è che ci vollero 60 anni, tra 2 e 3 generazioni, per attuare la potenzialità di queste riforme. Avvicinare i centri decisionali ai cittadini, come fa il federalismo (fatto bene, non il ridicolo accrocchio donatovi dai Leghisti), e renderli capaci di un controllo retroazionato nei confronti della classe rappresentativa, li responsabilizza e sul lungo andare li migliora, trasformandoli da uccellini con la bocca aperta che starnazzano quando lo stato chioccia non li imbocca, in valenti e puntigliosi ragionieri su ogni potenziale rischio di spesa che abbia a che fare con il settore pubblico.

Le manifestazioni del parco di Ghezi sono un ottimo punto di inizio, di un processo di cui probabilmente non vedremo la conclusione nel corso della nostra vita. In Turchia dovranno riscrivere più volte il contratto sociale, sarà interessante vedere come. Hanno nei libri di storia gli esempi di tanti altri paesi, c'è da sperare che prendano soltanto il meglio, ma è difficile non dubitarne purtroppo. In questo processo Erdoğan è oggi chiaramente dalla parte della conservazione, è il cattivo primo ministro autoritario che vuole trasformare il suo paese nella sua personale utopia, ma se riuscissimo a dare uno sguardo dall'alto, è allo stesso tempo una figura positiva, perché è sotto la sua egida che milioni di Turchi si sono elevati da una situazione di generale penuria materiale ad una di piu generalizzato benessere che permetterà ai loro figli di intraprendere studi avanzati, venire a contatto con altre esperienze ed idee, sfidare lo status quo autoritario e patriarcale in cui l'esperienza politica turca sembra infognata da sempre. I ragazzi di piazza Taksim sono l'avanguardia di un processo storico che cancellerà necessariamente il sogno di Tayyippuccio, a meno che questi non riesca a coniugarlo con quegli aspetti che al momento gli sono chiaramente avulsi.

[Pubblicato su IstanbulAvrupa il 18 Giugno 2013]

Il futuro di Tayyippucc​io

Sandro Brusco mi ha fatto un paio di domande su NoiseFromAmerika, tra cui: Erdoğan resterà in sella saldo o sarà disarcionato?A gentile domanda, ho così risposto:

Gli assassinii politici in Turchia sono abbastanza comuni, ma, rituali o meno che siano, all'interno delle fazioni in cui sono divisi, i Turchi generalmente non ne compiono, specialmente parricidi. La vicenda di Deniz Baykal è emblematica. Il tipo ha presieduto a 18 anni di sconfitte, perdendo 4 elezioni legislative di seguito, la seconda delle quali in malo modo, ed i suoi compagni di partito sono sempre stati incapaci di sbalzarlo dalla sella, anche quando all'ennesima batosta si dimise e per una quindicina di mesi di interregno praticamente si rifiutò di regnare, prima di essere richiamato a furor di popolo sul trono. Oltre che ad una mentalità spiccatamente patriarcale ed ad un diffuso sentimento di rispetto e venerazione per i propri anziani, i Turchi anche sotto questo aspetto come altri sono ben più Romani di noi, questo carattere per me alquanto problematico da integrare con un compiuto processo democratico è determinato da incentivi ben più contemporanei ed ahimè condivisi dai politici italiani: in Turchia votano con le liste bloccate da decenni ormai! Questo detto, a me sorprenderebbe non poco vedere Tayyippuccio disarcionato da un complotto di Tayyippisti, per cui suppongo che se dovessimo aspettare una ipotetica quinta colonna che lo possa rovesciare, il nostro possa dormire beato tra due guanciali. Nell'AKP ci sono tanti personaggi gentiliani, nel senso che pare chiaro ritengano la loro ideologia possa affermarsi naturalmente, in una sorta di processo evolutivo, ma ad occhio e croce quelli che credono alla necessità di bastoni, purghe e olio di ricino, per convinzione, mancanza della stessa o amor de la cadrega, in questo momento tengono in mano il bastone del comando.

Restano ai suoi tanti nemici l'assassinio reputazionale à la Baykal, ma Tayyippuccio tranne il troppo amore per i figli pare non avere vizi personali, e finché l'economia tiene botta troppi elettori gli perdonerebbero anche quelli da saccoccia, oppure l'omicidio vero e proprio, e spero non arrivino a tanto sia ovviamente per mia convinzione morale sia perché ne farebbero un martire per generazioni, oppure l'avvelenamento mascherato da attacco di cuore atto II, oppure la preghiera agli Dei perché lo portino seco nel Regno dei Cieli al più presto, ma con Istanbul che sta diventando velocemente la mecca europea della sanità privata, e con i mormorati interessi personali nel settore della vittima sacrificale, saranno preghiere non semplici da esaudire sul breve.

E le elezioni? Quello che molti non aggiungono, quando si racconta che il reddito pro capite dei Turchi è triplicato sotto l'egida di Tayyippuccio, è che questa moltiplicazione non è stata uniforme. Per molti, negli ultimi 10 anni, il reddito è decuplicato. Sarà molto difficile convincere legioni di elettori a cambiare cavallo, a meno di possenti crisi economiche. L'AKP potrebbe però perdere la maggioranza assoluta, soprattutto se perdesse il voto delle nuove generazioni o delle grandi città, ad esempio il ritardo urbanistico di Istanbul è sconcertante, il traffico è peggio di quello di Palermo e cento volte più complicato da mitigare, l'inferno in terra. Ma pur perdendo la maggioranza assoluta, tra MHP e Curdi, qualcuno con cui fare un governo di coalizione lo potrebbero trovare. Se Tayyippuccio perdesse il referendum sul presidenzialismo, a quel punto sarebbe più probabile ipotizzare un atterraggio morbido à la derrière de Gaulle, ma chi sarà lo Chaban-Delmas della situazione che gli riesca a riscrivere il contratto sociale?

Sul resto, specialmente sull'economia turca, che ti preavviso a me profuma di palloncino, questa sì una speranza non vana per gli Antitayyippisti, cercherò di risponderti in un altro post.

Una nota sul cognome di Tayyippuccio: Erdogan non si può leggere, pare il nomignolo di un animale domestico, se proprio non si può scrivere Erdoğan, molto meglio traslitterare in Erdohan.

[Pubblicato su IstanbulAvrupa il 18 Giugno 2013]
[Risposta ad una domanda di Sandro Brusco su NoiseFromAmerika il 17 Giugno 2013]

Sunday, 16 June 2013

Comment to Khalil Al-Anani's Turkey’s uprising is beyond the Islamists

Comment to Khalil Al-Anani's Turkey’s uprising is beyond the Islamists, published Thursday 13 June 2013 on Arhamonline

Hi Khalil, I wrote an opinion piece a couple of days ago in Italian, totally indipendently from yours, which I just read, but which was reaching very similar conclusions. It is in Italian, this is a link to the article: http://istanbulavrupa.wordpress.com/2013/06/15/tayyippuccio-scelebano-e-parricidi-tayyippisti-di-alessandro-riolo/ I start with a parallel between the 12th year of rule of the Christian Democrats in Italy, 1958, when they lost the control of the streets and sent their police to shot protesting people in the streets. The spark of that revolt was very different, but the causes are much more similar, during a susteined economic growth a great minority of people thought, rightly, that the government was ruling against them, and had lost hope to influence the government through the ballots. The effects in the Italian history were monumental, in the next couple of years after the revolt the christian democrats changed their policies, mitigated their authoritarian attitudes relegating to the fringe their more conservative wing, and presieded over a huge economic leap forward in the '60s. Later I talk about RTE, and compare him with Mrs. Thatcher, and I close the article asking if the AKP will be able to perform what the CHP was never able to do, a political ritual parricide, replacing RTE with someone more amenable a less authoritarian way to rule the country.

Caveat: I do use a few untranslatable word plays, i.e. Mr. Scelba was the Italian christian democrat who in the '50s gave the Italian police its pro-conservative character, so Scelbano is someone who's following or liking its authoritarian policies, a word which I modified in Scelebano to resonate with Talebano, the Italian version of Taliban. Tayyippuccio is the somewhat affectionate diminuitive I do often use when referring to Mr. Erdoğan, and the Tayyippisti are its followers (again, the word in Italian resonates with Teppisti, that's it hooligans or thugs)

Saturday, 15 June 2013

Tayyippuccio Scelebano e parricidi Tayyippisti

Analogamente agli eventi che si stanno svolgendo correntemente in Turchia, anche in Italia, nel dodicesimo anno della Repubblica e di potere democristiano, ci furono grandi proteste in tutte le città, che iniziarono da Genova e si estesero in tutto il paese. La scintilla fu ovviamente molto diversa, ma il problema di fondo era simile, una grande parte della società italiana, non una maggioranza ma numericamente consistente, riteneva, non a torto, che i democristiani governassero contro di loro, ed incapacitati dai risultati elettorali e dalle dinamiche politiche, ad un certo punto, magari non del tutto motu proprio, portarono in strada ed in piazza le loro rimostranze. I capoccia democristiani in quel frangente (Gronchi e Tambroni da un lato, ma soprattutto Andreotti, Spataro, Gonella, Scalfaro e tanti altri nel segno di Scelba dall’altro) mandarono loro contro la polizia Scelbana, o dovremmo dire Scelebana, ed i carabinieri, probabilmente altrettanto Scelebani se non peggio, ed il risultato furono morti e feriti in quantità per un paio di settimane, morti e feriti che portarono alle dimissioni del governo, ed influenzarono sensibilmente le dinamiche politiche precedentemente in atto, anche se fu un processo lento, tant’è che sul breve Scelba ritornò al Viminale, da dove riuscì a vedere addirittura sloggiare il suo capo nominale, Fanfani, che il 29 Marzo del 1961 se ne andò a casa dei Chigi, portandosi dietro baracca e burattini e spedendo definitivamente le feluche alla Farnesina.

Ma Recep Tayyip Erdoğan non è soltanto un Mario Scelba, perché anche se il Siciliano di ferro ha avuto una notevole influenza nel plasmare la società italiana del dopoguerra, la magnitudine di questa influenza non è paragonabile all’impatto che l’Istanbulita di Kasımpaşa sta avendo sui Turchi contemporanei.

Nella vicenda del Parco di Ghezi, a mio avviso, Erdoğan per un po’ ha perso la Trebisonda (confermando per una volta ad alcuni i propri stereotipi ingiusti e ingiustificabilmente razzisti nel vederlo come uno stupido Laz dannatamente fortunato), e visti i suoi stessi commenti su Mubarak e Assad, ha chiaramente fatto una malafiura cosmica, tra l’altro abbastanza gratuita nello specifico, perché quando il vertice esecutivo di un paese enorme come la Turchia rischia di appendersi per le palle impuntandosi su quello che fondamentalmente è un problema locale, uno si domanda giustamente se tutte le rotelle siano a posto, o se dare conto alle voci che insistono nel sostenere un suo tornaconto personale nella tentata speculazione immobiliare. Questo detto, a me ad oggi Tayyippuccio, se non Scelba, più che Mussolini o Hitler, ricorda la Thatcher, un capo del governo che prendendo decisioni e rischi importanti, ha cambiato un grande paese, ma che sul lungo andare si fece abbattere non dalle urne, ma dai suoi stessi commilitanti, perché il potere le aveva chiaramente dato alla testa. A vostra scelta “cumannari è megghiu ca futtiri”, o anche “the strongest poison ever known came from Caesar’s laurel crown”. Se i Turchi fossero come gli Italiani degli anni ’50 (quelli di oggi no, incapaci di gettare tra le macerie un monumento al fallimento come Berlusconi), i coltelli affilati sarebbero fuori da un pezzo, ma l’AKP riuscirà a compiere un parricidio rituale? Dopo aver visto Deniz Baykal portare a casa le cuoia dopo aver perso 4 elezioni, ne dubito, ma chissà, magari qualcuno mi vorrà sorprendere. Riusciranno i Tayyippisti a compiere quel parricidio, si spera ovviamente soltanto rituale, che i Kemalisti non sono mai riusciti a mettere in atto?

[pubblicato su IstanbulAvrupa il 15 Giugno 2013]