Analogamente agli eventi che si stanno svolgendo correntemente in Turchia, anche in Italia, nel dodicesimo anno della Repubblica e di potere democristiano, ci furono grandi proteste in tutte le città, che iniziarono da Genova e si estesero in tutto il paese. La scintilla fu ovviamente molto diversa, ma il problema di fondo era simile, una grande parte della società italiana, non una maggioranza ma numericamente consistente, riteneva, non a torto, che i democristiani governassero contro di loro, ed incapacitati dai risultati elettorali e dalle dinamiche politiche, ad un certo punto, magari non del tutto motu proprio, portarono in strada ed in piazza le loro rimostranze. I capoccia democristiani in quel frangente (Gronchi e Tambroni da un lato, ma soprattutto Andreotti, Spataro, Gonella, Scalfaro e tanti altri nel segno di Scelba dall’altro) mandarono loro contro la polizia Scelbana, o dovremmo dire Scelebana, ed i carabinieri, probabilmente altrettanto Scelebani se non peggio, ed il risultato furono morti e feriti in quantità per un paio di settimane, morti e feriti che portarono alle dimissioni del governo, ed influenzarono sensibilmente le dinamiche politiche precedentemente in atto, anche se fu un processo lento, tant’è che sul breve Scelba ritornò al Viminale, da dove riuscì a vedere addirittura sloggiare il suo capo nominale, Fanfani, che il 29 Marzo del 1961 se ne andò a casa dei Chigi, portandosi dietro baracca e burattini e spedendo definitivamente le feluche alla Farnesina.
Ma Recep Tayyip Erdoğan non è soltanto un Mario Scelba, perché anche se il Siciliano di ferro ha avuto una notevole influenza nel plasmare la società italiana del dopoguerra, la magnitudine di questa influenza non è paragonabile all’impatto che l’Istanbulita di Kasımpaşa sta avendo sui Turchi contemporanei.
Nella vicenda del Parco di Ghezi, a mio avviso, Erdoğan per un po’ ha perso la Trebisonda (confermando per una volta ad alcuni i propri stereotipi ingiusti e ingiustificabilmente razzisti nel vederlo come uno stupido Laz dannatamente fortunato), e visti i suoi stessi commenti su Mubarak e Assad, ha chiaramente fatto una malafiura cosmica, tra l’altro abbastanza gratuita nello specifico, perché quando il vertice esecutivo di un paese enorme come la Turchia rischia di appendersi per le palle impuntandosi su quello che fondamentalmente è un problema locale, uno si domanda giustamente se tutte le rotelle siano a posto, o se dare conto alle voci che insistono nel sostenere un suo tornaconto personale nella tentata speculazione immobiliare. Questo detto, a me ad oggi Tayyippuccio, se non Scelba, più che Mussolini o Hitler, ricorda la Thatcher, un capo del governo che prendendo decisioni e rischi importanti, ha cambiato un grande paese, ma che sul lungo andare si fece abbattere non dalle urne, ma dai suoi stessi commilitanti, perché il potere le aveva chiaramente dato alla testa. A vostra scelta “cumannari è megghiu ca futtiri”, o anche “the strongest poison ever known came from Caesar’s laurel crown”. Se i Turchi fossero come gli Italiani degli anni ’50 (quelli di oggi no, incapaci di gettare tra le macerie un monumento al fallimento come Berlusconi), i coltelli affilati sarebbero fuori da un pezzo, ma l’AKP riuscirà a compiere un parricidio rituale? Dopo aver visto Deniz Baykal portare a casa le cuoia dopo aver perso 4 elezioni, ne dubito, ma chissà, magari qualcuno mi vorrà sorprendere. Riusciranno i Tayyippisti a compiere quel parricidio, si spera ovviamente soltanto rituale, che i Kemalisti non sono mai riusciti a mettere in atto?
[pubblicato su IstanbulAvrupa il 15 Giugno 2013]
[pubblicato su IstanbulAvrupa il 15 Giugno 2013]
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