Friday 6 May 2005

Lavoro in Turchia

(originally published on it.lavoro.informatica the 6th May 2005)

In realtà quell'articolo era giusto una premessa, quantunque lunga, necessaria.
In Turchia la proporzione della popolazione che se la passa male, e che è comunque al di sotto della soglia di povertà, è comunque molto maggiore della stessa proporzioni in Italia.
Certe offerte che si vedono o si sentono in giro qui in Italia sono praticamente lesive della dignità professionale dell'informatico Italiano e gettano una luce sconfortante sul presente ed il futuro della nostra professione appunto perché in un paese dove il PIL pro capite è sui 20k ¤ offrire cifre paragonabili a quelle di una città (di 10 e passa milioni di abitanti, il paragone IMHO è statisticamente sensato) dove il PIL pro capite è sui 5k ¤ è quantomeno curioso.
Se poi conti che con 250 Euro al mese ad Istanbul ci affitti un appartamento di 150m2 e che sul vitto la spesa è comunque un quoziente di quella che so di Milano, la cosa inizia ad essere sconfortante, come faceva notare il buon n.n., ed aggiungo, indipendentemente dal fatto che un paese si chiami Italia e l'altro Turchia.
C'è un bellissimo proverbio Siciliano che dice "U pisci feti r'a testa" (il pesce puzza dalla testa), e non posso che essere d'accordo, per cui bisogna cambiare la testa, e non deve essere un tentativo abortito, non riuscito e per certi aspetti peggiorativo di Tangentopoli, e qui bisogna prendere esempio dai Turchi: un governo non gli piace? Un primo ministro si fa i cazzi suoi? Una coalizione non sa governare? Alla prossima elezione, gli danno un calcio e lo distruggono politicamente (al livello che il partito del presidente del consiglio della coalizione che governava il paese prima del 2002 ha preso alle ultime elezioni, alle quali si è presentato in carica, qualcosa come il 2% dei voti, perdendo una ventina di punti percentuali e tutti i seggi rispetto alla precedente tornata elettorale).
Che indipendentemente dal loro tasso e dal loro livello di sviluppo, loro siano attualmente governati meglio di noi, è, dal mio punto di vista, ben più tragico (per noi) del fatto che il loro mercato del lavoro inizi a sembrare appetibile anche ad alcuni di noi.
Alla fine, come ben vedi, ognuno, se non l'artefice, è comunque protagonista del proprio futuro.
Quando impareremo a bastonare i nostri politici, a farli tremare veramente prima di un'elezione, quando nessun collegio elettorale potrà più essere definito sicuro e quando inizieremo a mandare a casa sistematicamente i cialtroni, i corrotti, gli inetti, gli approfittatori ed i lacché, sarà sempre troppo tardi (e ricordati anche in quel caso dei fiori e della messa, foss'anche tra cent'anni).

No comments: