Thursday 5 May 2005

Lavoro in Turchia

(originally published on it.lavoro.informatica the 5th May 2005)

(scritto in risposta ad una gentile richiesta da parte di un sottoscrittore di it.lavoro.informatica)

No, il newsgroup va benissimo (tra l'altro non sei il solo ad avermi chiesto quel genere di informazioni, approfitterò biecamente).
Seguirà una risposta più dettagliata, per ora faccio delle premesse macroeconomiche in ordine sparso:
- La Turchia, e soprattutto Istanbul, per ora è in pieno boom, ma se un Italiano volesse andare a lavorare all'estero (non come imprenditore, ma come professionista/consulente/dipendente), soprattutto se un informatico, probabilmente le migliori opzioni (dove con migliori leggi anche relativamente più semplici da realizzare) in media sarebbero in ordine Regno Unito ed Eire.
Altri paesi, con più difficoltà di vario ordine ma dove sicuramente pagano migliori stipendi sono Iraq, EAU e Svizzera (e tanti altri che non ha senso elencare, ho messo giusto degli estremi).
- Il ciclo espansivo Turco potrebbe essere effimero.
É già capitato in passato, potrebbe capitare in futuro.
Attualmente hanno un buon governo, che è riuscito a gestire la crescita, ma sta erodendo il suo consenso politico perché della crescita se ne stanno approfittando perlopiù le aree metropolitane mediterranee, che non votano AKP (o comunque non votano AKP in maniera plebiscitaria), lasciando indietro l'altipiano anatolico, dove l'AKP durante le ultime politiche ha fatto il pieno.
La gente non capisce che hanno votato a fare AKP se poi ad arricchirsi sono sempre quelli che vivono sul mare.
Un ritorno all'instabilità politica avrebbe conseguenze sicuramente negative se non nefaste sulla crescita economica.
Da notare come in realtà l'AKP non abbia in realtà tralasciato l'Anatolia, ha dirottato un bel po' di risorse da quelle parti, ma per oggettive condizioni sociali/economiche/logistiche è difficile fare partire quel motore.
Dall'altra parte, Iznik, Istanbul, Çukurova, Smirne e Bursa vanno a gonfie vele.
- il ciclo espansivo non abbraccia tutti i settori.
Ci sono settori che risentono della concorrenza dell'est europeo (Bulgaria e Romania, in Turchia gli stipendi minimi sono il doppio dei loro medi), ci sono settori che risentono della concorrenza della Cina, ci sono settori che non vanno e basta (probabilmente in alcuni casi c'è pure eccesso di offerta a livello planetario, ma spostare risorse da campi che a volte molte nazioni ritengono strategici non è semplice).
- Le percentuali di aumento del PIL non sono tutto, conta anche la dimensione.
Quando il Regno Unito cresce del 2,5% si parla di 45 miliardi di Euro; per creare quella ricchezza la Turchia dovrebbe crescere del 20%.
Quando la Cina cresce del 10%, quella percentuale significa 150 miliardi di Euro, e qui per creare quella ricchezza la Turchia dovrebbe crescere del 65% .
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poi bisogna anche vedere dove si crea questa ricchezza.
Nel Regno Unito ad esempio è praticamente tutta nei servizi (l'industria Inglese è addirittura in recessione), perlopiù legati a doppia mandata con l'informatica.
- La Turchia importa troppo.
Ha uno sbilancio di 15 miliardi di Euro (esportando appena 55 miliardi, la Cina esporta ed importa più di 10 volte tanto).
Turchi ed Inglesi (anglosassoni in genere) condividono molto a livello microeconomico e modelli di consumo, gli Anglosassoni (anche gli Statunitensi) coprono i loro sbilanci commerciali stampando moneta (USA) o gonfiando i valori immobiliari (UK), i precedenti governi Turchi adoperavano l'inflazione a livello interno e l'FMI a livello esterno, ma ora come ora quale leva possono utilizzare per continuare a vivere da cicale senza iniziare ad esportare come Dio comanda? E qui arriviamo all'appeal commerciale del made in Turkey.
I Turchi fanno ottimi vestiti, ottima pelletteria, ottimi televisori (ed elettrodomestici in genere), e tante altre cose, ma quali margini ci riescono a ricavare? Una mia ex collega una volta mi ha offerto dei dolci, il vassoio era vetro Pasabahçe, le ho chiesto che gliene sembrava, dopo una certa sopresa mi ha detto che faceva parte di un servizio che aveva acquistato da Migliore (catena palermitana) e che l'aveva trovato di un rapporto qualità/prezzo ottimo, quando gli ho detto che era Turco non voleva crederci.
Ma dai, è impossibile.
SiseCam (che possiede e produce il marchio Pasabahçe) è sul mercato dal 1935.
Quindi o migliorano sensibilmente l'appeal delle loro produzioni, o si dovranno accontentare di margini bassi per prodotti a rapporto qualità/prezzo ottimo.
E con la Cina in giro, quella non è una posizione invidiabile (né tantomeno difendibile).
Di nuovo, alcuni settori esportano bene e tanto, altri sono in ambasce, altri proprio non esistono.
A questo punto, non potendo stampare carta, con i modelli di consumo che inducono a comportarsi da cicale pur esportando poco, non essendo coperti da una moneta forte, cosa rimane? Speculazione immobiliare? Senza moneta forte, se non cresci bene e con continuità prima o poi fai bum.
- I Turchi hanno una produzione agricola vasta ed ad ampio spettro e quantità (dalle banane al te, dalle arance alle patate, dalle nocciole ai pomodori, nomina il tuo prodotto agricolo preferito e c'è qualcuno in Turchia che lo produce), ma quella è probabilmente la causa prima dei loro problemi nel processo di integrazione con la UE.
Vagli a spiegare ai Francesi che debbono fare concorrenza ai prodotti agricoli Turchi senza dazi e senza aiuti comunitari.
Quando gli fai cambiare idea, vienimi a portare i fiori freschi e pagami una messa.

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