Alle portavoci del M5S Elisabetta Barbuto e Margherita Corrado,
gentili Elisabetta e Margherita,
vi scrivo questa lettera aperta, gentilmente pubblicata da Roberto Sartiano su AeroportiCalabria.com, dopo aver letto il vostro articolo "Continuità territoriale per l’aeroporto di Crotone" pubblicato sul sito Itanews per chiedervi di riconsiderare la strategia di puntare a a riottenere la continuità territoriale per l'aeroporto di Crotone.
Non mi aspetto che i politici siano dei tuttologi, ed accetto di buon grado che tutti possiamo sbagliare, e non so chi sia a consigliarvi per quanto riguarda il settore del trasporto aereo civile, ma la continuità territoriale non é quello che primariamente serve per permettere lo sviluppo dell'aeroporto di Crotone, e non è certamente quello che serve a nessun altro delle decine di piccoli aeroporti italiani.
Tranne che per tre casi specifici, Elba, Lampedusa e Pantelleria, la continuità territoriale non é la prima misura di cui necessitano i piccoli aeroporti italiani, e va considerata soltanto come extrema ratio, e solo dopo aver tentanto altre misure.
Il problema della mancanza di collegamenti, e del costo elevato di quelli esistenti, è vero ed è innegabile per gli aeroporti delle zone meno sviluppate e più periferiche del paese, ma la continuità territoriale non é la risposta migliore a quel problema.
La soluzione a quel problema può venire soltanto se si incentiva in maniera robusta e sistematica l'incremento dei collegamenti aerei. E l'azione prioritaria per iniziare a materializzare tale incremento può essere soltanto una profonda revisione dell'imposizione fiscale sugli imbarchi nei piccoli aeroporti.
L'Italia é uno dei pochi paesi europei, 5 o 6, che impone delle imposte di imbarco aeroportuali (e per inciso: alla UE importa, per questioni inerenti la competizione, delle tasse e dei diritti di imbarco, ma non delle imposte di imbarco a cui mi riferisco, per cui il governo italiano ha le mani completamente libere, può agire quando vuole); mi riferisco a tre imposte: l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco, l'IVA al 10% sui voli nazionali, in primis quella sulla stessa addizionale (una imposta su una imposta che grida vendetta), e l'IRESA (una imposta regionale che fortunatamente la Regione Calabria non ha introdotto). Per ogni imbarco da Crotone, ma anche da Lamezia Terme o da Reggio Calabria, si tratta per ogni passeggero di €6,50 di imposte sui voli internazionali che diventano €7.15 di imposte su quelli nazionali.
Togliere le imposte addizionali di imbarco a tutti voli in partenza e diretti a tutti i piccoli aeroporti italiani avrebbe un impatto, a parità di costo, di almeno di un ordine di grandezza maggiore della continuità territoriale. Le mie personali stime variano da 10 a 50 volte maggiore. Parliamo di 200 nuove rotte e 6000 nuovi posti di lavoro distribuiti in tutta Italia.
Se non é proprio possibile togliere le imposte aeroportuali ai piccoli aeroporti per ragioni di bilancio, si potrebbero alternativamente rimodularle in maniera intelligente, ad esempio aumentandole leggermente nei grandi aeroporti, dove la domanda é rigida per incrementi di pochi euro nel costo dell'offerta, ed annullandola nei piccoli aeroporti, che vengono uccisi dall'attuale livello impositivo. Ho fatto i conti, e si può fare a gettito invariato.
Non mi aspetto che prendiate le mie parole come oro colato.
Ma vi chiedo: perché non invitate il governo a parlarne direttamente con i vettori?
Chiedete anche voi a Danilo Toninelli e Michele Dell'Orco di invitare l'amministratore delegato o qualche altro alto papavero di Ryanair, e chiedigli quante nuove rotte potrebbe aprire in cambio della remissione totale delle imposte addizionali di imbarco in partenza ed arrivo da tutti i piccoli aeroporti italiani. E provate a confrontare la risposta, con il costo ed i risultati della continuità territoriale.
Cordiali saluti,
Alessandro Riolo