Sunday, 19 October 2014

Riflessione sulla eterogenesi dei fini

Da qualche giorno sono iscritto ad un comunità su Facebook di Italiani a Londra.

Ad un certo punto sono finito in un thread il cui OP sosteneva che ci fosse chi utilizzasse tale comunità "per doppi fini".

Questo è stato lo spunto che ha dato l'inizio ad una concisa riflessione personale su quali fossero i fini della mia partecipazione a tale comunità.

Il testo che segue è praticamente verbatim dalle riflessioni fatte originalmente sul thread in questione, che ho iniziato chiedendo all'OP primariamente cosa intendesse per "doppi fini" e secondariamente quale "quale sarebbe il fine principale di questo gruppo?".
In tutta sincerità, sono finito in questo gruppo perché chi mi ha invitato a parteciparvi, come mi ha altresì invitato a iscrivermi a gruppi come Bambocci in Fuga o altri gruppi simili, lo abbia fatto, immagino, per condividere implicitamente una sua personalissima ricerca epistemologica sull'osservabilità dei percorsi di comprensione potenzialmente affini, se non proprio atti, a proporre spiegazioni razionali a questioni come "Perché stanno arrivando una marea di cittadini Italiani a Londra?" oppure "Perché l'Italia è in depressione?" oppure "Perché l'Italia è l'unico paese sviluppato delle sue dimensioni che nella storia dell'umanità abbia sperimentato una recessione a tripla convessità?" (incidentalmente, recentemente anche la Finlandia, ma è molto più piccola) oppure "Perché l'Italia ha subito 25 anni di stagnazione" oppure "Perché l'Italia è in declino da 15 anni?". 
Nella particolare selezione delle popolazioni osservate, è insito che mi abbia voluto suggerire un particolare percorso di ricerca, l'indagine sul capitale umano contemporaneo, che suggerisce una problematica eterogenesi delle cause che personalmente stento ad accettare. Attenzione, è una congettura verosimile, e come in ogni problema complesso, deve necessariamente giocare un ruolo, ma a mio modo di vedere questo non è un ruolo da protagonista, quanto da comprimario. 
Il problema dell'Italia e degli Italiani non è soltanto, anzi dovrei certamente dire non è ormai soltanto, una generale mancanza di comprensione della realtà e di preparazione alla stessa, mancanza determinata da un sistema scolastico, accademico e lavorativo fuori dagli schemi dominanti nel resto del pianeta, dominanti non perché imposti da fantomatiche élite più o meno fantasiosamente nascoste ma perché naturalmente emersi nel corso di un poco sorprendente processo evolutivo ed adattativo, processo a cui purtroppo l'Italia ha smesso di correlarsi proattivamente almeno dal 1970. 
Il problema, visibile a qualsiasi povera Cassandra, e qui non parlo di sistemi informatici ma il riferimento è quello classico, è che in Italia, come in Giappone, in Spagna o in Germania o in tutti quei paesi in cui decenni di scelte scellerate hanno portato alla situazione attuale, non c'è più mercato interno, o comunque non c'è più un mercato interno all'altezza degli investimenti in conto capitale del sistema paese, e quando parlo di conto capitale, parlo sia di infrastrutture che di capitale umano. 
Il mercato interno è stato asfissiato non dalle politiche di austerità, dall'adozione dell'Euro o da mille altre più o meno improbabili piccoli eventi, ma dalla eccessiva contrazione demografica, che non è stata contrastata per almeno 3 decenni, se non con il palliativo di una blanda politica di immigrazione, senza alcun incentivo reale all'immigrazione di qualità o a politiche per il sostegno alla fertilità.
A questo punto mi è stato suggerito trasversalmente che il livello della conversazione della comunità non è generalmente sullo stesso registro da me utilizzato, osservazione a cui ho risposto che dato che da una rapida, ed ammetto fortuita, ricognizione l'OP pare abbia seguito studi letterari a livello accademico, nonostante quello che io pensi delle università italiane in generale, e cioè che il loro unico scopo storico, che ne appesantisce tuttora in maniera ingiustificabile l'efficienza e l'utilità, non fosse stato certo quello di preparare gli studenti alla vita reale o al mondo del lavoro, ma semplicemente quello di selezionare le nuove potenziali leve della casta accademica, continuo a sostenere che chi ha partecipato a quel tipo di percorso accademico debba essere più che capace di leggere sia quanto ho espresso letteralmente, sia quanto semanticamente suggerito in maniera più o meno implicita.

A questo punto, e sperando non sia necessariamente una chiosa, sono tornato alla questione primigenia, e cioè cosa si intendesse come "doppio fine" nella partecipazione ad una tale comunità, puntualizzando che non vorrei che le riflessioni sopra riportate venissero considerata come un fatuo prolegomeno ad una vuota collezione di supercazzole eterovestite da margaritas ante porcos.

2 comments:

Anonymous said...

Caro Alessandro, il problema di quella community lo hai già identificato e penso lo abbia tu colto nel momento stesso in cui ti sei iscritto: è una massa informe di ignoranti, che considera "coraggioso" trasferirsi a Londra e per i quali Londra è la NY del secolo scorso. Ignoranti e viziati che si permettono di scegliere dove trasferirsi e poi considerarsi degli eroi.
Bah io penso che quelli che veramente valgono qualcosa, se hanno scelto Londra non lo hanno certo sbandierato ai quattro venti.
In ogni caso non lasciare quel gruppo che sei una delle poche teste pensanti lì.

Anonymous said...

Susanna credo sia solo un gruppo pieno di ragazzini... Trovano coraggioso trasferirsi a Londra sempre perche` sono ragazzini..Come me! Io non ci vedo niente di male!Uscire di casa per la prima volta e trovarsi soli in una citta` come Londra fa sempre paura.. Quindi li trovo anche molto coraggiosi! Poi che molti di loro siano infantili e maleducati, purtroppo e` un'altro discorso.. Non tutti sono cosi`in quel gruppo.. Fortunatamente Susanna la maggior parte delle persone che sono in quel gruppo non sono come li hai descritti!
Comunque volevo farti i miei complimenti Alessandro! Scrivi davvero bene e sai sempre un sacco di cose interessanti!! In mezzo a quel gruppo ci sono anche un sacco di persone che ti seguono!