Monday 3 February 2014

La politica non è lineare

La politica non è lineare.
La semplificazione lineare, quella che usa per consuetudine chi parla di destra, sinistra, centro, non è per nulla una proiezione biunivoca, ma al più suriettiva, quando viene fatta si perde una quantità enorme di informazione.
In realtà le posizioni politiche di un gruppo qualsiasi di individui hanno sempre una forma simile a quella descritta da grafici come questo:
Dati un insieme di questioni politiche x0, x1, .., xn, due individui qualsiasi raramente saranno d'accordo su tutte ed n le questioni. Per n grande, l'accordo politico tra 2 individui tende necessariamente ad essere inferiore al 100%. Se aumentiamo il numero di individui, ad esempio se lo incrementiamo a 45 milioni di elettori, la probabilità che esista una distribuzione delle opinioni in soltanto 2 o 3 schieramenti è completamente irreale. La vecchia politica rappresentativa novecentesca, forzosamente linearizzata, soddisferà necessariamente il cittadino molto meno di quanto potrebbe fare una politica in cui incrementando il saggio di democrazia diretta aumenterà necessariamente la possibilità per ogni singolo elettore di poter esprimere una posizione più vicina ai propri desiderata.
Io ad esempio, al contrario di tanti, non sono per nulla Euro-scettico, anzi, non vedo assolutamente l'Euro come il principale problema degli Italiani, tutt'altro. Mi par di capire che ad esempio il Sig. Casaleggio su questo specifico punto sia pubblicamente in maggior accordo con me che con tanti simpatizzanti o addirittura attivisti del M5S.
Non mi meraviglierei che simili faglie esistano all'interno di tutti i partiti o i movimenti italiani. A questo punto che devono fare tutte queste persone? Si devono scomparare con me (ed eventualmente il buon Casaleggio) perché su un punto più o meno fondamentale non andiamo d'accordo? No.
Facciamo risolvere ai cittadini con la democrazia diretta. Un bel referendum, vinca o perda l'Euro, ha deciso il popolo sovrano. In Svizzera funziona così, votano 4 volte all'anno, una settimana di voto per ogni referendum, ne fanno oltre 100 ogni 10 anni. Ne fanno meno di quanti ne potrebbero fare, perché i loro rappresentanti sono giustamente terrorizzati dai loro elettori, e cercano in tutte le maniere possibili ed immaginabili di evitare che le loro decisioni possano spingere i cittadini a chiedere un referendum.
Sul breve periodo è più difficile della democrazia rappresentativa, sul lungo periodo gli Svizzeri guadagnano 4 volte i Siciliani, in pratica senza nessuna risorsa naturale.

Parzialmente ispirato da Elections di Ayende Rahien

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