AENA ha perso nel 2012 quasi 400 milioni di Euro sui servizi aeroportuali (pag. 84 del Conto Economico Consolidato 2012), e questo senza nemmeno considerare eventuali interventi mercatistici delle comunità locali. Mi pare di capire che altri concorrenti facciano lo stesso, anche se magari non in così grande stile.
Il Gruppo AENA dipende formalmente dal Ministero dei Lavori Pubblici spagnolo.
Ora, o si riesce seriamente a impedire alla Spagna & Co. di continuare con questo comportamento, o bisogna prendere atto che per mettere gli operatori turistici italiani su un piano di parità con i propri concorrenti tocca perlomeno pareggiare gli incentivi spagnoli colpo su colpo.
Sono perfettamente d'accordo che non tocchi certo alle società di gestione aeroportuale, anche perché ne singolarmente né collettivamente avrebbero mai la forza di contrastare uno Stato sovrano di quelle dimensioni, e d'altra parte, tranne rarissimi casi, non hanno generalmente i mezzi per potere implementare politiche mercatistiche volte a bilanciare l'immane dumping spagnolo, se non in maniera velleitaria e comunque soltanto per brevi periodi prima di suicidarsi finanziariamente.
Anche quando intervengono le comunità locali, penso alla Puglia o alla ex Provincia Regionale di Trapani, pur se oggettivamente maggiormente in grado di investire le risorse delle comunità locali per mitigare gli effetti distorsivi determinati dalle politiche dei concorrenti, rimane il fatto che questi interventi sono scoordinati, raramente armonizzati, a macchia di leopardo, e non di rado finiscono per danneggiare mercantilisticamente più i propri micro-concorrenti italiani che i grandi concorrenti esteri.
Mi pongo a questo punto cinque domande:
Il Gruppo AENA dipende formalmente dal Ministero dei Lavori Pubblici spagnolo.
Ora, o si riesce seriamente a impedire alla Spagna & Co. di continuare con questo comportamento, o bisogna prendere atto che per mettere gli operatori turistici italiani su un piano di parità con i propri concorrenti tocca perlomeno pareggiare gli incentivi spagnoli colpo su colpo.
Sono perfettamente d'accordo che non tocchi certo alle società di gestione aeroportuale, anche perché ne singolarmente né collettivamente avrebbero mai la forza di contrastare uno Stato sovrano di quelle dimensioni, e d'altra parte, tranne rarissimi casi, non hanno generalmente i mezzi per potere implementare politiche mercatistiche volte a bilanciare l'immane dumping spagnolo, se non in maniera velleitaria e comunque soltanto per brevi periodi prima di suicidarsi finanziariamente.
Anche quando intervengono le comunità locali, penso alla Puglia o alla ex Provincia Regionale di Trapani, pur se oggettivamente maggiormente in grado di investire le risorse delle comunità locali per mitigare gli effetti distorsivi determinati dalle politiche dei concorrenti, rimane il fatto che questi interventi sono scoordinati, raramente armonizzati, a macchia di leopardo, e non di rado finiscono per danneggiare mercantilisticamente più i propri micro-concorrenti italiani che i grandi concorrenti esteri.
Mi pongo a questo punto cinque domande:
- Mi chiedo quindi che azioni svolga in merito il governo centrale italiano?
- Mi chiedo altresì se all'interno dei ministeri ci sia una benché minima comprensione dell'argomento?
- Mi chiedo poi se prima di parlare di turismo come una risorsa dal potenziale inespresso, i politici italiani abbiano mai collegato i neuroni e si siano mai chiesti come fare ad avviare un circolo virtuoso incentivando l'ingresso di turisti stranieri, e si siano chiesto cosa e come facciano i paesi concorrenti?
- Ricordandomi che Malaga o Antalya fanno ognuno quasi il doppio dei passeggeri dei 4 aeroporti siciliani tutti assieme appassionatamente, e se escludessimo dal computo gli indigeni questo moltiplicatore esploderebbe, mi domando infine se per caso in Sicilia, ma volendo un po' in tutta Italia, in questo caso non sia e non si stia sbagliando qualcosa di macroscopico?
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