Ad Istanbul il problema principale della città è che negli ultimi venti anni la popolazione è cresciuta in media di 600 mila abitanti all’anno, con l’unica eccezione del biennio tra il 1999 ed il 2001, quando, a seguito del disastroso terremoto che la colpì nell’estate del 1999, subì un temporaneo quanto vistoso calo demografico.
Sono oltre dieci milioni di persone in più, cioé tre e quattro volte la popolazione di Roma oppure circa il doppio della popolazione della Sicilia, che si sono aggiunte ad una città che era già più grande di Roma venti anni fa; tutte persone per le quali si sono dovute costruire case, strade, ospedali, ponti, viadotti, autostrade ed altre infrastrutture, che in alcuni casi si sono dovute poi ricostruire per via dei danni provocati dal terremoto del 1999.
La gestione del trasporto pubblico ad Istanbul è un’opera immensa, infatti mentre i veicoli privati in giro per la città ogni giorno sono ormai quasi tre milioni, il resto degli oltre 15 milioni di abitanti va in giro con i mezzi dell’IETT, la locale azienda di trasporti pubblici.
Per dare un’idea del tipo di opere in cui l’IETT è coinvolta continuamente, negli ultimi cinque anni ha aperto una linea di bus veloci su corsia dedicata che trasporta un milione di persone al giorno, ha costruito sotto lo stretto del Bosforo il tunnel ferroviario Marmaray, il più profondo tunnel sottomarino del pianeta, capace di reggere 150 mila passeggeri all’ora ed ha oltre 25 km di metropolitana in costruzione.
Il compito dell’IETT è certamente titanico. Le grandi arterie stradali che solcano Istanbul, le cosiddette Çevreyollari (in Siciliano “cievreiollari”) sono congestionate 24 ore la giorno sette giorni la settimana tutto l’anno, un vero e proprio inferno in terra al cui confronto il traffico nelle grandi circonvallazioni europee come la M25 a Londra o il grande raccordo anulare a Roma sembra quello di una strada di campagna.
Le problematiche che l’IETT deve affrontare e risolvere sono ovviamente in scala con il suo compito, ad esempio la vendita dei biglietti per oltre sei milioni di passeggeri quotidiani, che in certi giorni diventano ben oltre dieci milioni di passeggeri nell’arco di ventiquattro ore.
Incredibilmente, la chiave di volta della gestione del trasporto pubblico in una città che ha più abitanti della somma di quelli di Milano, Roma, Napoli, Torino, Palermo, Firenze, Genova, Bari, Catania, Cagliari più qualche altra tutte assieme, sta tranquillamente nel palmo di una mano: l’Akbil, il “biglietto intelligente”.
Oltre quindici anni fa un gruppo di ingegneri turchi alle dipendenze dell’IETT ha adattato un piccolo dispositivo, tecnicamente un i-button, praticamente un piccolo chip rivestito d’acciaio, costruito negli USA da quella che all’epoca si chiamava Dallas Semiconductors, alla funzione di biglietto elettronico portatile e ricaricabile. Lo si attacca al portachiavi, lo si ricarica ovunque e si prendono tutti i mezzi pubblici, che in una città che si estende per 5000 km2 significa praticamente tutto ciò che di mobile è stato inventato dall’umanità per muoversi su terra e mare, e volendo anche la cola dal distributore automatico in metrò.
Basta letteralmente fare un click del bottoncino con uno speciale dispositivo progettato all’uopo ed installato in tutti i mezzi pubblici, e veramente poco ingombrante, per essere certi di avere pagato la corsa, del resto, regole tariffarie e quant’altro, se ne occupa il sistema informatico dell’IETT. Di Akbil in circolazione ce ne sono oltre dieci milioni ed ogni giorno vengono vendute attraverso di esso almeno cinque milioni di corse.
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