Friday, 26 March 2010

Aeroporti Siciliani: una politica promozionale comune

Gli amministratori eletti dai contribuenti Trapanesi invece di fare un falò e bruciare il denaro dei contribuenti, come a volta sembra facciano gli amministratori eletti altrove in Sicilia, hanno cercato di investirne almeno una parte in maniera costruttiva, con un ritorno che sembra essere addirittura oggettivamente maggiore per i contribuenti delle altre province Siciliane (in special modo Palermo ed Agrigento) rispetto a quello per i contribuenti Trapanesi stessi, e chiunque abbia un briciolo d'onestà intellettuale si troverebbe costretto ad ammettere che questa sia una cosa evidentemente meritevole di ammirazione e debba essere oggetto di invito all'emulazione, più che oggetto di rimprovero e cieca stupida gelosia.

Comunque si evolvano le varie problematiche sorte intorno allo sviluppo degli aeroporti Siciliani, gli amministratori di Birgi ed i politici Trapanesi hanno invece un merito indiscutibile: hanno posto un problema.

Ha senso continuare a chiedere ai turisti di pagare una decina di Euro a volo, quando ogni turista porta centinaia di Euro all'economia Siciliana?

Gli amministratori Trapanesi si sono posti il problema, hanno mostrato in maniera chiara e lampante le possibilità insite in una determinata soluzione del problema, il prossimo passo è decidere come ampliare questa soluzione, o provarne e trovarne altre, a beneficio di tutta la comunità Siciliana.

A questo punto probabilmente toccherebbe al governo Siciliano provare a fare un passo, mettere insieme gestori aeroportuali e vettori e fare un accordo quadro pluriannuale, ad esempio un accordo di co-marketing quinquennale (giusto per fare un esempio banale, ci si potrebbe accordare che per i voli da e verso la Sicilia in determinati periodi di promozione, in bassa stagione, il sito del vettore debba riportare "tasse aereoportuali: €0 (il popolo Siciliano ti augura buon viaggio e buona permanenza in Sicilia)"), e scontare loro completamente le tasse e le tariffe aereoportuali nei periodi di promozione (ovviamente non ad Agosto o a Natale!), almeno per quanto riguarda i pax internazionali non in transito.

Tasse aeroportuali basse o nulle per attrarre i turisti

In alcuni paesi della Unione Europea le tasse aeroportuali o non ci sono o sono molto basse, ad esempio in Belgio, Grecia, Irlanda, Olanda e Spagna. Più nello specifico degli altri mercati turistici concorrenti alla Sicilia, ad esempio la Spagna non fa pagare le tasse aereoportuali alle linee aeree che mantengono la stessa offerte in termini quantitativi del 2008 mentre la Grecia non fa più pagare le tasse aereoportuali in moltissimi aereoporti a carattere turistico.

La ratio è quella che questa politica contribuisce a tenere i costi dei viaggi aerei più bassi, il che attrae più turisti o comunque passeggeri, che portano un maggior introito tributario rispetto all'investimento. Nelle zone turistiche il turista, ma anche il pax, soprattutto quello internazionale, porta all'economia, ed alla fine nelle casse delle amministrazioni pubbliche, molto più di quello che si può ricavare dalle tasse aereoportuali.

Se la Unione Europea decidesse che le campagne promozionali sul sito Ryanair finanziate dai vari enti locali Italiani fossero equiparabili a sovvenzioni, e quindi ad un aiuto di stato, non si vede come potrebbero continuare a permettere a Grecia e Spagna di fare la stessa cosa a discapito dell'industria turistica Italiana, ed in particolare a quella Siciliana.

Condensando in una frase: se uno pensa che le amministrazioni locali Italiane si meritassero una multa da parte della Commissione per attività anticompetitive per le attività di co-marketing, Spagna e Grecia se ne potrebbero meritare una dieci volte più grande!

Ai Siciliani che si lamentano di un investimento pubblicitario di un ente pubblico che fino ad oggi sembrerebbe aver funzionato, bisognerebbe rispondere che in primis i soldi investiti dalla Provincia di Trapani sono soldi dei contribuenti Trapanesi, dal primo all'ultimo copeco. Che arrivino dalla Unione Europea, dallo Stato, dalla Regione o da chiunque altro, in primis sono stati raccolti in parte o in toto imponendo tributi ai contribuenti Trapanesi, ed ad ogni modo sono stati posti a bilancio per il beneficio della comunità Trapanese.

Al resto dei Siciliani prima di lamentarsi toccherebbe prima ringraziare i contribuenti Trapanesi, per avere investito parte non disprezzabile del loro bilancio in un investimento con una decente speranza di ritorno per tutta la comunità Siciliana, e gli elettori Trapanesi, per avere scelto politici ed amministratori che hanno attuato politiche che probabilmente dovrebbero essere adottate anche altrove, e possibilmente sarebbero dovute essere adottate molto prima.

Se proprio ci si vuole lamentare, ci si potrebbe lamentare ad esempio dei Lombardi, i quali mediamente pagano l'acqua, che gli arriva 24 ore su 24 tutto l'anno, un decimo di quanto costa a tanti Siciliani, e che ne sprecano un oceano. Perché non si decuplica il costo dell'acqua ai Lombardi, e si usa il ricavato per portare l'acqua corrente a tutti, inclusi tutti i Siciliani?

L’aeroporto di Birgi: quanto ci guadagnano i Siciliani?

Tra le tante osservazioni sollevate da chi non ha accolto bene il recentissimo successo dell'aeroporto di Birgi, una delle più controverse è quella sulla questione delle sovvenzioni pubbliche:

"Il successo di Birgi è stato drogato da sovvenzioni da parte di enti pubblici che dovrebbero essere vietate dall'Unione Europea, dal governo Italiano, da quello Siciliano o da chi per loro".

Si legge spesso, in relazione anche ad altri aeroporti, che Ryanair, come altri vettori, chiederebbe agli aeroporti che utilizza di coprire parte dei costi delle campagne promozionali, quelle per intenderci in cui in cui Ryanair vende i biglietti non facendo pagare le tasse aereoportuali. Questo cofinanziamento viene usualmente indicato con il termine Inglse "co-marketing".

Ipotizzando che fosse vero che anche a Birgi investano dei soldi in queste politiche promozionali, ipotizziamo che questa co-promozione pubblicitaria arrivi a costare al contribuente una cifra a caso, ad esempio 3 Euro a pax, e proviamo a fare qualche conto.

Se ad esempio stimassimo che, molto pessimisticamente, soltanto il 20% dei passeggeri che arrivano a Birgi spendono qualche tempo in provincia di Trapani, ipotizziamo in media 3 giorni cadauno, possiamo sempre pessimisticamente stimare che questi spendano 100 Euro al giorno cadauno. L'investimento sarebbe, ripeto secondo stime molto pessimistiche, pari a 15 Euro per portare un turista che ne avrebbe fatto fatturare almeno 300. I 15 Euro tra l'altro avrebbero portato altre 4 persone, mettiamo che due siano Palermitani, Agrigentini, o Trapanesi in vacanza oppure emigrati all'estero, rimangono due turisti che usano l'aeroporto di Trapani per arrivare in Sicilia e poi portare i loro 300 Euro ad un'altro provincia Siciliana, in primis probabilmente Palermo.

Senza contare i 2 Siciliani in vacanza o emigrati, che sempre pessimisticamente si neutralizzano a vicenda dal punto di vista economico (e personalmente ritengo che il Siciliano emigrante spende di più in Sicilia che il Siciliano in vacanza all'estero), e che sono costati in pratica un paio di caffé cadauno al contribuente, ogni 15 Euro spesi dalla Provincia di Trapani o da chi per lei il PIL della Sicilia pessimisticamente crescerebbe di 900 Euro, 300 a Trapani e 600 nel resto, in primis probabilmente a Palermo.

E se invece di 3 Euro, portare un pax costasse 6 Euro? Semplice, costerebbe 30 Euro incrementare il PIL della Sicilia di 900 Euro. Il gioco continua a valere la candela.

Se fossimo in un mondo dove prevalessero la logica e la razionalità, i cittadini Palermitani dovrebbero essere i primi a scendere in piazza per chiedere al loro comune di cambiare il nome da "Piazza Politeama" in "Piazza ai Contribuenti Trapanesi", e magari da "via Roma" a "via Airgest" e da "via Maqueda" a "via Provincia di Trapani".

Invece non siamo in un mondo normale, perché invece di fare ragionamenti logici e razionali, si mettono in primo piano cose come i campanilismi e si permette ad altri di attuare le loro deleterie politiche di divide et impera contro gli interessi dei Siciliani.

E nel resto d'Europa, cosa succede, cosa fanno gli altri distretti turistici?

L'aeroporto di Birgi: un successo imprevisto

Storicamente l'aeroporto di Birgi è sempre stato quello di minor successo tra gli aeroporti Siciliani aperti al traffico civile.

Negli ultimi tempi qualcosa è però cambiato: una nuova amministrazione dell'aereoporto di Birgi, grazie al sostegno di una parte della politica della provincia di Trapani, ed in ultima analisi quindi grazie ai soldi dei cittadini contribuenti elettori della provincia di Trapani, è riuscita a convincere Ryanair, uno dei principali vettori Europei, prima ad offrire voli punto punto da Birgi a varie località Italiane ed Europee, e poi addirittura a promuoverla a base, cioé a basarvi un certo numero di aerei, due inizialmente (l'aeroporto dal 2009 ne può ospitare un massimo contemporaneo di 8), e quindi ad aprirvi un numero maggiore di rotte, ad oggi oltre 35.

Questo ha provocato un successo per molti inaspettato, tant'è che nel 2009 il numero di passeggeri è incrementato di oltre il 100%, Birgi ha sfondato per la prima volta il muro del milione di passeggeri, e nel 2010 viaggia a pieno regime almeno verso il milione e mezzo, forse addirittura i 2 milioni di passeggeri. Considerando che Punta Raisi era da qualche hanno in una fase stazionaria, in cui non riusciva ad incrementare il numero di passeggeri, il successo di Birgi ha comportato un incremento netto per il sistema aereoportuale Siciliano, in special modo per quello della Sicilia Occidentale, e soprattutto nel segmento più importante per l'economia Siciliana: i passeggeri internazionali.

Il successo di Birgi non è stato però purtroppo accolto bene da tantissime persone, addirittura da buona parte dei principali beneficiari, per i più diversi motivi. Alcune di queste osservazioni sono praticamente di nulla importanza, e suscitano tutt'al più un sorriso (per fare un esempio qualcuno avrebbe proposto che l'aeroporto cambiasse nome, da "Trapani Birgi" a "Marsala Birgi", perché la frazione di Birgi è parte del comune di Marsala, anche se l'aeroporto è situato all'interno dei confini del comune di Trapani), sì sa, mentre l'insuccesso è orfano, il successo ha sempre tanti padri.

Altre osservazioni però sollevano problemi molto più importanti e degni di considerazione:

- "Il successo di Birgi ha allo stato attuale i piedi d'argilla, si basa completamente nella capacità di riuscire a mantenere felice e contento il vettore Ryanair, che gode in pratica di una posizione dominante, ed attrarre altri vettori non è semplice".

Questa osservazione è banalmente vera, e mette a nudo una realtà che nessuno può negare. D'altro canto, anche la risposta è altrettanto banale: è meglio giocarsi le proprie possibilità o non giocare affatto?

- "Il successo di Birgi toglie traffico a Punta Raisi, e non attrae nuovo traffico, è semplicemente un gioco a somma zero".

Questa affermazione è falsa per quanto riguarda il traffico nazionale, parzialmente falsa per il traffico internazionale. Se si guardano i dati, si vede chiaramente che Punta Raisi era da anni in una fase di stallo, e che il traffico nazionale dell'aeroporto Palermitano ha retto decentemente, nell'attuale congiuntura probabilmente benissimo, all'apertura della base Ryanair a Trapani. Il problema di Punta Raisi è purtroppo il traffico internazionale, dove effettivamente il successo di Birgi sembra aver colpito abbastanza duramente lo scalo palermitano. Se però si prende in considerazione l'intero sistema aeroportuale Siciliano, si vede come in realtà Birgi ha guadagnato e sta guadagnando più di quanto Punta Raisi abbia perso, cioé in sostanza il successo di Birgi ha creato traffico. Questo potenziale di traffico era latente, quello che ci si dovrebbe chiedere è perché Punta Raisi non riusciva ad esprimerlo. Personalmente ritengo ci sia in Sicilia tantissimo potenziale di traffico latente, più che sufficente per un incremento misurabile in milioni per i tre aereoporti attualmente in funzione e per i tre in fase di costruzione o progettazione.

L'osservazione che però colpisce di più è un'altra:

- "Il successo di Birgi è stato drogato da sovvenzioni da parte di enti pubblici che dovrebbero essere vietate dall'Unione Europea o da chi per lei".

Ma è veramente così? E chi ci guadagna veramente dal successo di Birgi, e chi ci perderebbe se terminasse?

Gli aereoporti Siciliani: i vasi di coccio tra i vasi di ferro

La Sicilia non ha meno coste di qualsiasi altro distretto turistico nel bacino del Mediterraneo di analoghe dimensioni, e tra i tanti gioielli naturalistici che fino ad ora è riuscita a conservare, in media non le ha maltrattate tanto peggio, ha ereditato un considerevole lascito di pregevoli e spesso unici beni culturali, da quelli architettonici, solidi e tangibili, fino a quelli intangibili (ad esempio la annacate dei Misteri di Trapani), ha un ottimo clima, significativamente migliore di quello del potenziale mercato di riferimento, è in buona sostanza praticamente una miniera turistica a cielo aperto che non aspetta altro di essere sfruttata a dovere, perché non iniziare?

Volenti o nolenti, data la posizione geografica della Sicilia, e data la penuria di investimenti infrastrutturali, un trend questo, purtroppo plurisecolare, di cui la Repubblica Italiana non è che l'ultima colpevole, e per rendersene conto basta leggersi quello che scrivevano i viaggiatori Inglesi del Settecento sullo stato del sistema viario Siciliano, soprattutto da Castelvetrano a Siracusa, descrivendo esattamente quella che ai nostri occhi parrebbe l'odierna tragica situazione, l'opzione aeroportuale diventa chiaramente una conditio sine qua non per lo sviluppo economico del territorio, soprattutto nel settore turistico.

Escludendo Pantelleria e Lampedusa, che sono casi a parte, in Sicilia vi sono oggi tre aeroporti aperti al traffico civile: Fontanarossa, in provincia di Catania, Punta Raisi, in provincia di Palermo, e Birgi, in provincia di Trapani. Vi è poi un altro aeroporto civile a Comiso, in provincia di Ragusa, che potrebbe venire aperto al traffico probabilmente in tempi probabilmente brevissimi, e vi sono un paio di altri aeroporti che potrebbero essere costruiti nel giro di pochi anni, uno in provincia di Agrigento probabilmente a Licata, e l'altro in provincia di Messina, sulla fascia Tirrenica, probabilmente nei dintorni di Milazzo.

Tralasciamo per il momento i problemi concernenti gli aeroporti in costruzione o in corso di progettazione, che pure sono tanti e meritevoli di considerazione, e concentriamoci sulla situazione attuale: la posizione geografica dei tre aeroporti in funzione è particolarmente sfortunata, dacché due, Punta Raisi e Birgi, si trovano a meno di 90km l'uno dall'altro, ragion per cui condividono buona parte del proprio bacino potenziale, mentre l'altro, Fontanarossa, serve un bacino geografico e demografico sproporzionato, in buona sostanza almeno sei province e mezza, soprattutto rispetto al sistema delle infrastrutture di trasporto che lo circondano.

Questo ha storicamente determinato in termini relativi da una parte il maggiore successo di Fontanarossa rispetto a Punta Raisi, dall'altra un costante insuccesso di Birgi, che, nonostante sia probabilmente il meglio piazzato dal punto di vista strettamente aeronautico (non un gran merito in realtà, quando il paragone è con un aeroporto soprannominato per anni "la trappola d'Europa" e con un altro costruito a pochi chilometri da un maestoso vulcano a cui non dispiace mantenersi in attività), e certamente sia quello meno costoso, dato che è fondamentalmente un aereoporto militare aperto al traffico civile, trovandosi nella posizione del vaso di coccio tra i vasi di ferro, ha sempre trovato gravi difficoltà a convincere dei vettori aereonautici ad offrire voli da e per l'aereoporto più occidentale della Sicilia.

In termini assoluti, quando confrontato con i sistemi aeroportuali di altre aree turistiche del Mediterrano (Andalusia, Creta, Malta, Cipro, Antalya, Licia) il sistema aeroportuale Siciliano nel suo insieme ha purtroppo storicamente fatto la parte del vaso di coccio tra i vasi di ferro.

Thursday, 25 March 2010

The "Misteri di Trapani", a centuries-old tradition

The Processione dei Misteri di Trapani or simply the Misteri di Trapani (in English the Procession of the Mysteries of Trapani or the Mysteries of Trapani) is a day long passion procession featuring twenty floats of lifelike wood, canvas and glue sculptures of individual scenes of the events of the Passion, a passion play at the centre and the culmination of the Holy Week in Trapani. The Misteri are amongst the oldest continuously running religious events in Europe, having been played every Good Friday since before the Easter of the 1612, and running for at least 16 continuous hours, but occasionally well beyond the 24 hours, are the longest religious festival in Sicily and in Italy.

In the late middle age and early renaissance the phenomenon of the Passion plays had spread in most Catholic countries. Passion plays, also when springing from a sincere religious devotion, were anyway occasionally mutating in farces, a trend which became more widespread in the early 16th century, to the obvious discomfiture of the Catholic hierarchies, who then started to oppose them.

In the late 16th century, religious authorities but also lay authorities ended up to forbid or anyway to strongly limit passion plays in various places around Europe, meanwhile in certain areas, like in parts of the then sprawling Spanish Empire, these started to be substituted by processions of figurative art depicting the various episodes of the Passion of Jesus.

Just like the procession of the pasos in Seville, or the procession of the vare in Caltanissetta or in many similar processions in various parts of the contemporary Spanish Empire, in Trapani at some point during the Counter-Reformation the episodes of the passion of Jesus started to be narrated through sculptural groups who were created from local artists.

The 'Misteri' are therefore an artistic representation of the Passion and Death of Jesus through twenty sculptural groups, including two statues of the Dead Jesus and of the Lady of Sorrows. They were granted in trust, by deeds, by the Brotherhood of St. Michael the Archangel and by the Fellowship of the Precious Blood of Christ and of the Mysteries, the two religious societies which probably instituted the rite and were managing the procession of the Misteri in the early to middle 17th century, to the members of the local Guilds in exchange of the promise to carry them during the passion procession every Good Friday.

As the most famous contemporary historian of the story of the city of Trapani, Francesco Pugnatore, does not mention the existence of the Misteri in its magnus opus, the much detailed 'Historia di Trapani' published in 1594, we can reasonably presume that the procession of the Misteri was not held before at least the latter part of the 16th century. As the Fellowship of the Precious Blood of Christ and of the Mysteries (in Latin Societas Pretiosissimi Sanguinis Christi et Misteriorum), was founded in 1603, and the procession is explicitly referred on a document notarized the 20th April 1612, the deed of trust on which the Guild of the Journeymen was granted the caretaking of the group representing the Ascent to Calvary, we can also reasonably assume that the procession of the Misteri was surely held the first time before the Easter of the 1612, that is almost four centuries ago.

Tuesday, 16 March 2010

The lost decade

A picture is worth a thousand words.
As with every saying, this is not always true, but in this case it is true more often than not.

Saturday morning, while reading on a train to London, my wife spotted a wonderful picture on an article titled The Information: Growth lost in the recession on a tiny magazine sold together the weekend edition of the Financial Times, and she told me about that.

The first time I got to truly look at that, it was already Sunday evening, on a train from London.

The picture is truly amazing, it did open a whole new dimension to my understanding of the effects of the economic recession we had to live through in the past couple of years.

Building on that, I decided to give a shot at that very same issue myself, so I got the data of the past 10 years of GDP growth (sic!) from Eurostat, I analyzed them to create a graph myself, this time divided on yearly periods, and in a few minutes I found myself looking at the shocking results:

The lost decade

Every single country in the Eurostat set, bar Poland, has lost at least 2 years of GDP growth.
Of all the countries, the Republic of Italy was the most affected one, it lost 9 years of growth during the recession, it is as the Italian taxpaying citizens by some dark magic have been working 10 years to find themselves just where they were 10 years ago.

Basically, every business related law enacted by the last few Italian governments, every sacrifice requested to the Italian citizens by the Italian ruling class, especially to the younger generation who started to work after 1999, every promise of a future reward in exchange of a greater job flexibility and a lesser job security, everything went up in smoke.

Seven years after its enactment, what are the final effects on the so-called Biagi reform on the Italian economic growth?

Zero, nihil, nothing.

There is nothing left to show.

Il decennio perduto

Una immagine vale più di mille parole.
Come ogni proverbio, anche questo non è sempre vero, ma questo lo è il più delle volte.

Sabato mattina, leggendo su un treno per Londra, mia moglie ha notato un bel grafico a corredo di un articolo, ospitato su una piccola rivista venduta insieme all'edizione del fine settimana del Financial Times, intitolato "L'Informazione: la crescita persa nella recessione", e me lo ha fatto notare.

Prima che riuscissi ad avere modo di dargli uno sguardo, era già Domenica sera, su un treno da Londra.

Il grafico è veramente interessante , ed ha effettivamente aperto una nuova dimensione alla mia comprensione degli effetti della recessione economica che abbiamo attraversato negli ultimi due anni.

Prendendo quel grafico ad esempio, ho deciso provare anch'io ad usare lo stesso punto di vista, così ho preso i dati degli ultimi 10 anni di crescita del PIL (sic!) da Eurostat, li ho analizzati ed ho creato un mio grafico, questa volta diviso in periodi annuali, e in pochi minuti mi sono ritrovato ad ammirarne lo scioccante risultato:

The lost decade

Ogni singolo paese nell'insieme considerato da Eurostat, tranne la Polonia, ha perso almeno 2 anni di crescita del PIL.
Di tutti i paesi, la Repubblica Italiana è stato il paese più colpito, ha perso 9 anni di crescita durante la recessione, è quindi come se tutti i cittadini contribuenti italiani per colpa di una qualche oscura magia nera avessero lavorato dieci anni per trovarsi alla fine proprio dove erano 10 anni fa.

Fondamentalmente, ogni legge finanziaria emanata dagli ultimi governi italiani, ogni sacrificio richiesto ai cittadini italiani da parte della classe dirigente italiana, in particolare alle giovani generazioni che hanno iniziato a lavorare dopo il 1999, ogni promessa di una ricompensa futura in cambio di una maggiore flessibilità del lavoro e una minore sicurezza del lavoro, è andato tutto in fumo.

Sette anni dopo la sua emanazione, quali sono gli effetti finali della cosiddetta riforma Biagi sulla crescita dell'economia italiana?

Zero, nihil, nulla.

Non è rimasto niente.