Friday 26 March 2010

Gli aereoporti Siciliani: i vasi di coccio tra i vasi di ferro

La Sicilia non ha meno coste di qualsiasi altro distretto turistico nel bacino del Mediterraneo di analoghe dimensioni, e tra i tanti gioielli naturalistici che fino ad ora è riuscita a conservare, in media non le ha maltrattate tanto peggio, ha ereditato un considerevole lascito di pregevoli e spesso unici beni culturali, da quelli architettonici, solidi e tangibili, fino a quelli intangibili (ad esempio la annacate dei Misteri di Trapani), ha un ottimo clima, significativamente migliore di quello del potenziale mercato di riferimento, è in buona sostanza praticamente una miniera turistica a cielo aperto che non aspetta altro di essere sfruttata a dovere, perché non iniziare?

Volenti o nolenti, data la posizione geografica della Sicilia, e data la penuria di investimenti infrastrutturali, un trend questo, purtroppo plurisecolare, di cui la Repubblica Italiana non è che l'ultima colpevole, e per rendersene conto basta leggersi quello che scrivevano i viaggiatori Inglesi del Settecento sullo stato del sistema viario Siciliano, soprattutto da Castelvetrano a Siracusa, descrivendo esattamente quella che ai nostri occhi parrebbe l'odierna tragica situazione, l'opzione aeroportuale diventa chiaramente una conditio sine qua non per lo sviluppo economico del territorio, soprattutto nel settore turistico.

Escludendo Pantelleria e Lampedusa, che sono casi a parte, in Sicilia vi sono oggi tre aeroporti aperti al traffico civile: Fontanarossa, in provincia di Catania, Punta Raisi, in provincia di Palermo, e Birgi, in provincia di Trapani. Vi è poi un altro aeroporto civile a Comiso, in provincia di Ragusa, che potrebbe venire aperto al traffico probabilmente in tempi probabilmente brevissimi, e vi sono un paio di altri aeroporti che potrebbero essere costruiti nel giro di pochi anni, uno in provincia di Agrigento probabilmente a Licata, e l'altro in provincia di Messina, sulla fascia Tirrenica, probabilmente nei dintorni di Milazzo.

Tralasciamo per il momento i problemi concernenti gli aeroporti in costruzione o in corso di progettazione, che pure sono tanti e meritevoli di considerazione, e concentriamoci sulla situazione attuale: la posizione geografica dei tre aeroporti in funzione è particolarmente sfortunata, dacché due, Punta Raisi e Birgi, si trovano a meno di 90km l'uno dall'altro, ragion per cui condividono buona parte del proprio bacino potenziale, mentre l'altro, Fontanarossa, serve un bacino geografico e demografico sproporzionato, in buona sostanza almeno sei province e mezza, soprattutto rispetto al sistema delle infrastrutture di trasporto che lo circondano.

Questo ha storicamente determinato in termini relativi da una parte il maggiore successo di Fontanarossa rispetto a Punta Raisi, dall'altra un costante insuccesso di Birgi, che, nonostante sia probabilmente il meglio piazzato dal punto di vista strettamente aeronautico (non un gran merito in realtà, quando il paragone è con un aeroporto soprannominato per anni "la trappola d'Europa" e con un altro costruito a pochi chilometri da un maestoso vulcano a cui non dispiace mantenersi in attività), e certamente sia quello meno costoso, dato che è fondamentalmente un aereoporto militare aperto al traffico civile, trovandosi nella posizione del vaso di coccio tra i vasi di ferro, ha sempre trovato gravi difficoltà a convincere dei vettori aereonautici ad offrire voli da e per l'aereoporto più occidentale della Sicilia.

In termini assoluti, quando confrontato con i sistemi aeroportuali di altre aree turistiche del Mediterrano (Andalusia, Creta, Malta, Cipro, Antalya, Licia) il sistema aeroportuale Siciliano nel suo insieme ha purtroppo storicamente fatto la parte del vaso di coccio tra i vasi di ferro.

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