Tuesday 18 May 2010

Sull'ottimo utilizzo di "@"

Fino a non molti anni fa in Italiano il segno identificato dal carattere tipografico @ veniva chiamato esclusivamente "a commerciale", ed era praticamente conosciuto soltanto da chi si occupava di contabilità. Ancora oggi "a commerciale" è il nome ufficiale con il quale viene indicato e definito @ nelle traduzioni ufficiali in Italiano dei vari standard per la codifica dei caratteri tipografici, sia in ambito informatico che telematico.

Questo segno ha una storia lunga alle spalle, e mi è capitato di leggere o sentire ipotesi che ne fanno risalire l'origine ai Romani, con il significato di prezzo unitario del contenuto di una anfora, con una certa analogia all'uso contemporaneo, ma non ho mai visto prove certe al riguardo, soltanto indizi, per cui quello di cui siamo veramente certi è che già da secoli prima che inventassero la posta elettronica fosse comunemente usato in contabilità, utilizzato per indicare il prezzo unitario, praticamente con il significato di "al prezzo unitario di". Questo uso è ancora abbastanza comune nei paesi Anglosassoni, capita ad esempio di vedere nei mercati all'aperto Britannici la frutta vendute "@30p", che significa appunto a 30 centesimi di sterlina cadauna.

Incidentalmente, se l'etimologia basata sull'anfora fosse quella corretta, in analogia all'uso iberico, dove la "a commerciale" viene chiamata "arroba", che era l'anfora da 25 libbre (dall'arabo "ar rub", un quarto di 100 libre appunto), in Siciliano il segno @ potrebbe essere anche chiamato "quartara", che è appunto il nome Siciliano dell'arroba.

La "a commerciale" in Inglese viene considerata come un segno tachigrafico per indicare l'unione tra la a e la t, ed infatti viene sempre pronunciata "at", e viene usata a rappresentanza di una preposizione comune alla gran parte delle lingue Indoeuropee, già testimoniata nel Sancrito ("adhi").

Questa preposizione nel Latino classico veniva usualmente scritta come "ad", ma non sempre, abbiamo infatti testimonianze di forme in "ar", vedi ar-biter e non ad-biter, che è la ragione per cui diciamo arbitro e non adbitro o più probabilmente abbitro anche in Italiano (in questo caso, la parola Siciliana deriva probabilmente da una forma meno arcaica di quella Italiana), e veniva usata con l’accusativo, ma già nel IV secolo si era imposta la forma scritta "at", forse in analogia con la forma diffusa anche tra le lingue germaniche. Nelle lingue Celte la forma usuale è ancora "ar", mentre è attestato come "az" in qualche dialetto Osco.

In Latino ad/at non indica usualmente stato in luogo, ma veniva usato principalmente per denotare tre diversi tipi di relazione:

  • per indicare la direzione verso un oggetto;
  • per indicare il luogo verso il quale qualcosa arriva;
  • per indicare il luogo presso il quale si è arrivati o ci si sta avvicinando;

Nel caso dei server di posta elettronica, la relazione indicata ancora oggi dalla preposizione è quella di: "presso" quando qualcosa si è precedentemente mossa o si sta muovendo "verso" quel qualcosa".

Vi sono però tanti altri usi, tra i quali è abbastanza comune quello nelle frasi dedicatorie, celeberrima la dedica al fratello in "M. Tullii Ciceronis ad Quintum Fratrem Dialogi tres de Oratore", o di indirizzamento.

Nell'Inglese standard la preposizione ad/at del Latino classico usata con l'accusativo viene usualmente tradotta dalla preposizione "to" sempre reggente l'accusativo, come nella celebre frase "to whom it may concern".

Negli ultimi anni, oltre che per indicare i server per la gestione della posta elettronica, si è iniziato ad assistere, dapprima nella comunità Anglofona, e poi in svariate altre comunità linguistiche in giro per il mondo, all'utilizzo del carattere @ con funzioni di indirizzamento o dedicazione.

Questo uso chiaramente non è un Anglicismo, perché appunto in Inglese per la funzione di dedicazione ed indirizzamento viene usata la preposizione "to", ma è un vero e proprio Latinismo.

Marcus Tullius Cicero oltre 20 secoli fa usava questa preposizione esattamente come tutti quelli che la usano su Facebook, Twitter, BlogSicilia ed altre mille piattaforme, e se proprio avessimo bisogno di un'autorità letteraria per dirimere una eventuale questione sulla liceità di tale preposizione e del relativo carattere tachigrafico con funzioni di indirizzamento o dedicazione, non ce ne sarebbero proprio molte di maggiori.

Il nostro beneamato Marcus Tullius Cicero avrebbe probabilmente chiamato questo uso "ad aliquem", anzi, probabilmente il buon Marcus Tullius Tiro, il segretario e confidente di M.T. Cicero tradizionalmente considerato il fondatore della stenografia, sarebbe certamente stato felicissimo di definirlo "@aliquem".

Le lingue sono organismi piuttosto dinamici in costante evoluzione, per cui non deve sorprenderci che l'uso che un paio di miliardi di persone fanno di un carattere tipografico abbia probabilmente radici millenarie, e sia sorprendentemente radicato in maniera simile attraverso tutta la famiglia dei linguaggi indoeuropei.

Dopo i celebri discorsi Ciceroniani del corrente presidente Statunitense Barak H. Obama, questa è una ulteriore e benvenuta conferma della continua importanza e forza intellettuale della cultura Latina anche nel mondo contemporaneo.

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