Tuesday 22 December 2009

Recensione di Avatar IMAX 3D [spoiler]

Finito di vedere mezz'ora fa (warning, spoiler & rece).

Recensione a bruciapelo, di getto, non troppo ragionata.

Seduto in seconda fila (circa 5m dallo schermo), grave errore.

Purtroppo Cameron non sembra essere uno di quei registi che monta in prima fila, onestamente mi stupirei se abbia montato in quinta, più probabile una decima fila o anche oltre. IMVHO un cattivo presagio.

Mia moglie è uscita con il mal di testa, il mal di schiena, si è addormentata, ed ha imprecato per tutto il viaggio di ritorno perchè l'avevo portata a vedere il film in questione.

A me non è dispiaciuto visualmente, e però la trama è onestamente debole, e probabilmente sono stato troppo buono, e comprendo chi si addormenta.

Fa specie vedere tutta quella magnifica fotografia sprecata con una sceneggiatura del genere. Riflettendoci, pensando che quella sceneggiatura la potrei scrivere io, che di mestiere al massimo scrivo qualche query in SQL, viene un gran tristezza. Per dire, una delle cose che ho pensato è che il film potrebbe guadagnare dal doppiaggio in altre lingue, se il testo finisce in mano ad un doppiatore con la necessaria fantasia e creatività ..

In generale, sceneggiatura non all'altezza, tanti temi trattati, ma con il tritacarne, qualche tocco di poesia, una storia d'amore di cui si poteva immaginare tutto lo svolgimento dal primo istante, caratteri scolpiti nel marmo, tranne un paio di eccezioni, tra cui ovviamente il protagonista, che è IMVHO troppo protagonista. Il cattivo di turno, il colonnello Quaritch, è cattivo dal primo istante all'ultimo, anche qui un cliché riconoscibile alla prima inquadratura.

La colonna sonora non è all'altezza dell'impatto visuale (è forse impossibile al momento), ma è migliore della sceneggiatura.

Il cast non credo abbia molte colpe delle mancanze del film.
Sceneggiatore e regista sì.

Le interazioni tra Sigourney Weaver e Ribisi purtroppo mi ricordavano quelle tra la stessa e Brennan Brown (i.e. http://www.orangefilmstudios.co.uk/snake/), un'associazione che purtroppo immagino sarà comune tra gli spettatori nel Regno Unito.

Spero incassi molto comunque, perchè quella tecnologia visuale utilizzata per fare altro può certamente produrre capolavori.

Anzi, probabilmente se invece di un film singolo ci tiravano fuori una triologia, probabilmente gli sarebbe venuto meglio e avrebbero guadagnato di più.

Uno dei problemi del film è che Cameron cerca di non lasciare troppo spazio alla fantasia dello spettatore. Per assurdo, se dovessi citare la scena del film che mi è piaciuta di più, risponderei quella in cui Jake addomestica il Toruk.

Anzi, scriviamolo in chiaro:

"La scena migliore di Avatar? Quella in cui Jake addomestica il Toruk."

Il motivo? La scena non c'è. Jake si lancia dal suo Ikran sul Toruk, e lo schermo diventa buio, nella prossima scena Jake atterra tra i Na'vi con il Toruk. Cameron ha lasciato per un instante spazio alla fantasia dello spettatore. Spero non l'abbia fatto perchè gli erano finiti i soldi, ma non ci giurerei.

Alla fine, i biglietti li ricomprerei (non per rivederlo una seconda volta, s'intende). Mia moglie non credo. Magari alla decima fila potrei convincerla, ma alla seconda file ce la dovrebbero portare con la camicia di forza :)

Postilla: alla fine niente bonus.

Monday 21 December 2009

"Un’odissea ferroviaria senza precedenti"

Oggi su La Stampa Alessandro Mondo riportava in Da Torino in Calabria una transiberiana italiana che l'Intercity 761 tra Torino e Reggio di Calabria avrebbe riportato circa 8 ore e mezza di ritardo, utilizzando tra le altre, espressioni come "un’odissea ferroviaria senza precedenti".
Se da un lato mi rallegra che finalmente i giornalisti di una delle principali testate Italiane si occupino del problema della lentezza e dei ritardi dei treni che collegano le due estremità della penisola Italiana, mi stupisce che ci si stupisca di 8 ore e mezza di ritardo.

Confesso che è più di un lustro che non ho più l'occasione di prendere tali convogli, e però nella mia esperienza, che comunque spero non sia significativa (magari con questo genere di treni non ho fortuna, chi lo sa?), una decina di ore di ritardo è bene o male sempre stata la media usuale.

La peggiore esperienza la ebbi una ventina di anni fa, quando viaggia in un espresso tra Torino e Palermo che arrivò ad accumulare la bellezza di 26 ore di ritardo, e sinceramente, dalla mia oramai trentennale esperienza dei collegamenti in questione, mi guarderei dal descrivere quella come "un’odissea ferroviaria senza precedenti", dato che non faccio fatica ad immaginare che si possa anche fare di peggio, figurarsi un ritardo di appena 8 ore e mezza.

Sunday 20 December 2009

Commento a "Canto di Natale: lettera aperta a Ignazio Marino" di Gabriele Zamparini

Caro Gabriele,

ho letto la tua lettera aperta su Micromega (in realtà, come riportata su it.media.tv) e non voglio entrare nel merito della questione, ma devo confessare che quando ho letto la frase:
“Qualche giorno fa’ il britannico Guardian – non un foglio bolscevico, esattamente –”
Ho fatto un balzo sulla sedia, ed un gran bel sorriso.

Mentre è pur vero che The Guardian non è strettamente un organo di stampo “bolscevico” (o meglio, non lo è se tu non sei un lettore del Telegraph vel similia), è pur vero che è un giornale di sinistra, molto più a sinistra di quanto possa essere considerata La Repubblica, che nel discorso politico Italiano una certa parte della popolazione (buona parte degli elettori del PdL, ma non solo) oramai considera, erroneamente, addirittura come un quotidiano “comunista”.

Leggo The Guardian 2 o 3 volte a settimane da anni, e mentre di tanto in tanto si legge qualche editoriale che propone tesi liberali, la maggior parte degli editoriali propone tesi socialiste, al più socialdemocratiche.

Quel che sia, nel discorso politico Britannico, The Guardian è considerato generalmente un giornale di sinistra, anzi, _il_ giornale della sinistra socialista Britannica (mentre The Indipendent è considerato il giornale della sinistra liberale o socialdemocratica), per cui è certamente poco rappresentativo di quella certa confusione tra Britannicità e Thatcherismo che tanti Italiani incredibilmente danno ancora per scontata, anzi, per dirla tutta, The Guardian al tempo della Thatcher giocò lo stesso ruolo che sta giocando La Repubblica in Italia nei confronti del problema Berlusconi.

Cordiali saluti,
Alessandro Riolo

Friday 18 December 2009

Perchè gli aeroporti di Palermo e Trapani non vengono gestiti congiuntamente?

Gesap era azionista di Airgest fino a pochi mesi fa. Negli ultimi anni la provincia di Trapani ha riacquistato sia le quote di Gesap, sia soprattutto nel 2006 quelle in mano alla AAVT (Aeroporto Agrigento Valle dei Templi).

Non conosco tutta la storia nei dettagli, ma dal quel che ho capito in pratica l’idea iniziale credo fosse quella di far crescere il sistema aereoportuale della Sicilia Occidentale in maniera sinergica, poi ad Agrigento non sono riusciti nemmeno a fare l’aereoporto, quello di Trapani andava malissimo, e sia a Trapani che ad Agrigento l’opinione comune era quella che in realtà fossero i politici Palermitani (o la Gesap stessa) a mettere i bastoni tra le ruote ed ad ostacolarne lo sviluppo per favorire Punta Raisi (non posso dire se la cosa risponde a verità, ma dobbiamo ammettere che è purtroppo abbastanza credibile), per cui la Provincia di Trapani ha deciso di fare da sola, ha ricomprato le quote e si è messa a parlare con vari vettori, tra l’altro fino a Ryanair non gli era andata granchè bene.

Giusto per puntualizzare un punto, a Trapani si è parlato tantissimo del fatto che per ricomprare le quote dell’Airgest in mano a Gesap, la provincia le abbia dovute pagare 10 volte il loro valore nominale. Le quote, emesse a €5.60, sono state ricomprate dall’AAVT a €8.31 a Dicembre 2006 e da Gesap a €56.00 a Febbraio 2009.

In sostanza, per togliere il disturbo Gesap è stata pagata oltre il 670% in più di AAVT ed il 1000% del loro valore nominale, giusto per far notare quanto premeva alla provincia di Trapani liberarsene una volta e per tutte.

Tra l’altro, chissà quanto peserà questa enorme plusvalenza nei conti di Gesap quest’anno.

Chissà perchè la Provincia di Trapani è stata disposta a pagare tanto per disfarsi di Gesap?

Adattato da un commento su Mobilita Palermo.

Thursday 17 December 2009

Risposta a "Schifani, Pechino"

In risposta a Schifani, Pechino di Vittorio Zambardino.

Caro Vittorio,

se da un lato la sparata sulFacebook del Sig. Schifani, se confermata, è indifendibile, dall'altro ti devo fare notare che probabilmente anche tu ti saresti dovuto informare meglio sulle regole di registrazione dei nomi a dominio in Italia.

Infatti, fino al 15 Gennaio 2000, non solo non era previsto, ma era anzi escluso che le persone fisiche non dotate di partita IVA potesse richiedere la registrazione di nomi a dominio .it..

Puoi leggere tu stesso la versione 3.1.1 delle regole di naming del 15 Dicembre 1999, articolo 4.

La registrazione fu resa possibile soltanto con la versione 3.2, diventata operativa il 15 Gennaio del 2000, e si dovette attendere la versione 4 dell'Agosto del 2004 per la "graziosa" concessione della possibilità di registrare più di un dominio per le persone fisiche.

Per tutti i riferimenti storici: http://cctld.it/DNS/index.html

Tra l'altro, giusto per ribadire un concetto che mi pare sia già stato espresso, l'autorità di gestione è uscita veramente dalla preistoria soltanto a Settembre del 2009, quando finalmente si è riusciti ad ottenere le registrazioni online, ed è stato mandato in soffitta il famigerato fax del NIC, al termine tra l'altro di una attesa da parte dei cittadini Italiani durata quasi 3 lustri (almeno, per quanto mi riguarda, immagino per altri possa essere iniziata anche prima).

Se il mio commento ti sembra un po sarcastico, non te la prendere, gli è che negli anni '90 ho provato a cercare un giornalista, uno, che si interessasse alla questione, ma non l'ho trovato.

Fa piacere che oggi tu ti interessi dei cittadini Cinesi ..

Cordiali saluti,
Alessandro Riolo

Friday 11 December 2009

Sulle svalutazioni monetarie

Tante persone pensano che la svalutazione della moneta possa essere una via di uscita semplice dalle crisi economiche.

Per quanto mi riguarda, per quante ne so e per quanto ne ho visto (oramai svalutazioni ne ho subite abbastanza, in 3 valute differenti) le svalutazioni, oltre ad essere moralmente sbagliate (ad esempio colpiscono i risparmiatori) e politicamente discutibili (è uno strumento mercantilista, con cui si cerca di guadagnare artificiosamente competitività, un pilastro del "beggar thy neighbour"), non sono una via d'uscita, ma servono o a ritardare o al massimo a postporre interventi strutturali necessari e dolorosi, che la classe politica, per amor di poltrona, non si sente in grado di realizzare.

In generale è ben più raccomandabile il modello Canadese, dove a cavallo della metà degli anni '90 una parte politica (il partito Liberale) si è preso la responsabilità di spiegare agli elettori che la situazione corrente era insostenibile, che si sarebbero dovuti effettuare interventi strutturali dolorosi ma necessari, che li ha effettuati ed ha garantito al paese 15 anni di vacche grasse (ed ancora oggi dei fondamentali spettacolari).

Mentre potrebbe apparire che in alcuni casi, ad esempio quello del Regno Unito nella recessione del 1991-92, la svalutazione possa aver contribuito ad uscire in scioltezza da una recessione, è pur vero che in molti di questi casi le riforme strutturali pesanti le avevano iniziate a fare da ben prima, 10 anni nel caso del Regno Unito, e le hanno continuate a fare durante e dopo. Quello che ha consentito i 17 anni di crescita durante i governi di Sir Major, Mr. Blair e Mr. Brown sono le riforme strutturali, non la svalutazione.

In realtà infatti i sistemi paese da 57,7 milioni di abitanti e PIL da $1033 miliardi, com'era ad esempio il Regno Unito nel 1991, sono sistemi dotati di una inerzia immane, e quando anche fai degli interventi strutturali, alcuni modificano il sistema in tempi brevi, altri in tempi più lunghi. Il Regno Unito nel 1991 era nel mezzo del guado, e ovviamente la svalutazione è tra gli strumenti che gli permisero di non affogare, ma personalmente non esagererei le virtù taumaturgiche di quello che rimane un espediente per ritardare o posticipare decisioni necessarie.

Se parliamo di "espedienti" come le "svalutazioni", dobbiamo avere chiaro in mente che questi in realtà sono soltanto palliativi. Se non risolviamo i problemi di fondo (Perchè non siamo competitivi? Perchè gli altri producono di più? Perchè il mercato interno ristagna? Come viene distribuita tra la popolazione la ricchezza prodotta?) quello che ottieniamo è al massimo un "tirare a campare", e se c'è una qualche tempesta l'unica cosa che ci rimane da fare è "chiudere gli occhi e pregare".

In generale "giocare" con i cambi non è quasi mai una buona idea, ad esempio la crisi Giapponese è nata determinata dall'imposizione da parte degli USA di una serie di rivalutazioni, dopo l'accordo del Plaza Hotel nel 1985, l'USD perse il 51% in 2 anni, e la rivalutazione continuò anche dopo la fine dell'intervento delle banche centrali, tant'è che nel nel 1995, 1USD valeva appena 79JPY (meno di 1/3 del valore che aveva 10 anni prima, giusto prima del Plaza Agreement), il che fece per un breve periodo del Giappone l'economia più grande del pianeta, tant'è vero che i Giapponesi la chiamano 円高不況 (Endaka Fukyo, "la recessione dell'alto Yen").

La rivalutazione causò a partire dal 1986 la più grande bolla immobiliare speculativa di tutti i tempi, ad un certo punto in certi quartieri di Tokyo a fine anni '80 gli appartamenti venivano venduti a 1 milione di USD (di quegli anni) al metro quadro (si, al metro quadro), 10 anni dopo lo scoppio della bolla quegli appartamenti valevano 10 mila USD a metro quadro, meno dell'1% del loro "valore" al picco (e se anche considerassimo tutto lo stock immobiliare, il calo è stato del 90%), e ciò non ostante Tokyo era ancora la città con gli immobili più cari del pianeta.

Lo Yen fu rivalutato artificialmente, ci fu un concerto dei partner commerciali principali che mise i Giapponesi con le spalle al muro, ed i politici Giapponesi accettarono (tra l'altro più volte). Sapevano che rischiavano una crescita rallentata, o anche la recessione, quello che li ha fregati è stato non aver saputa gestire la bolla speculativa interna. Uno dei problemi che molti notano è che spesso gli interventi sui cambi sono molto più dannosi delle malattie che cercano di curare. Di nuovo, certe pratiche sono facilmente giustificabili per i piccoli, perchè altrimenti cadrebbero facilmente preda di attacchi speculativi, ma non per i grandi o quelli sistemicamente importanti (che ne possono ovviamente usufruire di tanto in tanto, ma rendendosi conto che rischiano di fare più danni di quelli che vorrebbero evitare).

Uno dei motivi principali per cui la Cina (e compagnia cantante, in Asia sono in tanti ad intervenire sui cambi) si rifiuta di rivalutare, è proprio perchè il miracolo Giapponese è terminato con la rivalutazione, il Giappone non s'è mai veramente ripreso, ed i Cinesi (e compagnia cantante) sono comprensibilmente riottosi a prendere quella strada.

Dato che diversi fondamentali demografici (popolazione in invecchiamento) e comportamentali (accentuata propensione al risparmio) sono evidentemente simili, comprendo la ritrosia, ma purtroppo una rivalutazione dello Yuan e una necessaria espansione del mercato interno basata sul consumo e non sull'investimento per l'aumento della capacità produttiva sono eventi inevitabili (in realtà ci sono altre possibilità, che so, guerre atomiche, invasioni di extraterrestri, ritorno al medioevo, divisione del pianeta in mercati con protezioni reciproche, ma mi attirano generalmente meno).

Che la svalutazione possa essere un "espediente" che in certi casi estremi possa avere una validità, non lo si può ovviamente negare. Quello che nego è che sia una soluzione, semplicemente può contribuire (non funziona sempre) a rimandare delle riforme strutturali, che sono la ragione della crisi. Tra l'altro, avendo come ricordato prima già subito diverse svalutazioni in 3 valute differenti, per esperienza personale chi subisce la svalutazione, chi si impoverisce, sono i risparmiatori nella valuta svalutata (nel mio caso, io :)).

Nel caso di paesi molto poveri ed a povertà diffusa, e che abbiano un peso specifico piccolo, una svalutazione competitiva in fondo è un peccato veniale, anche perchè hanno in fondo il beneficio dell'insignificanza. Nel caso di paesi come l'Italia, che hanno un patrimonio complessivo di oltre 9000 miliardi di Euro (stima di Banca d'Italia), è un peccato mortale, equivale a bruciare centinaia (se non migliaia) di miliardi che si potrebbe estrarre e riutilizzare in maniera più proficua per tutti.

Spesso i politici purtroppo mancano sia di coraggio che di sincerità.
Quando si passa per tirare la cinghia manovre come quelle adottate ad esempio dal Sig. Prodi per far entrare nella zona Euro la Repubblica Italiana, e quello che alla fine la popolazione ha percepito di quel tirare la cinghia sono 50 Euro una tantum, ovviamente non possiamo parlare di riforme strutturali, nè aspettarci vacche grasse in futuro in risposta ad un qualche sacrificio completamente inadeguato rispetto a quelli necessari.

Prodi e D'Alema onestamente qualcosa hanno fatto (anche Berlusconi, molto meno di quanto ci si potesse aspettare comunque), ma troppo poco e per troppo poco tempo.

Questo del coraggio dei politici, è un discorso che tocca tutti i sistema paese del mondo, non solo la Repubblica Italiana. Tanti ad esempio ritengono che la Corea del Sud non si meritasse la crisi del 1997. Non sono un esperto di economia Coreana, e però ho visto con i miei occhi i Chaebol, non in Corea ma in Turchia, mia moglie ha lavorato per qualche anno per Toprak Holding, una conglomerata che faceva di tutto, e che si finanziava tramite una propria banca (Toprak Bank), un accrocchio incestuoso che era destinato a crollare, come sono crollate buona parte delle conglomerate simili che fino alla fine degli anni '90 dominavano l'economia Turca.

Il problema della Corea era che probabilmente quello che competeva con il resto del mondo, ma i competitori erano perlopiù specialisti, quindi generalmente con produttività più alta e molto più efficienti, quando i salari sono cresciuti, le conglomerate Coreane si sono ritrovate senza più il pavimento sotto i piedi (ed il governo Coreano ha le sue colpe, anzi, ha le colpe maggiori, prima perchè ha fallito nel suo compito di indirizzo, e poi perchè hanno avuto una reazione lentissima nonostante avessero la possibilità di fare molto di più).

L'immutabilità dell'ambiente è una illusione. Quando la crisi ha colpito la Corea, come già notato, la struttura produttiva Coreana era già diventata meno competitiva e produttiva rispetto a quella dei suoi competitori, ed i Chaebol erano parte del problema.

Tra l'altro, i Chaebol non li hanno mica inventati i Coreani, prima della seconda guerra mondiale in Giappone c'erano gli Zaibatsu, e ancora più indietro nel tempo la seconda rivoluzione industriale generò i Konzern bancario industriali Tedeschi, e per tornare ai giorni nostri, l'industrializzazione ne ha generati in Turchia, vedi il già citato Toprak, e poi Sabanci, Koç e tanti altri, e se la legge glielo permette ce ne saranno sicuramente altri altrove, ed in tutti i casi questo genere di conglomerate con commistioni incestuose tra finanza ed industria alla fine non è riuscita ad adattarsi ad ambienti cambianti, all'incremento di competitività dei competitori specializzati, ad una crisi ciclica, ad un aumento dei salari, ad una presa di posizione legislativa contro i cartelli, etc ..

Onestamente, chiunque abbia tenuto in mano un libro di storia economica, sa che questo tipo di conglomerata è destinata a finire male, con conseguente crisi strutturale per quei sistemi paesi che non hanno prevenuto.

Incidentalmente, mi par di aver capito che sia diffusa l'opinione che nel caso in questione sia i governi liberali che quello fascista in Italia abbiano sostanzialmente prevenuto che il fenomeno diventasse eccessivo, politica tra l'altro perseguita scientemente da buona parte dei governi del dopoguerra, per cui volendo c'erano esempi a cui la Corea avrebbe potuto attingere, ed in fondo, la realtà è che se si lascia fare, queste conglomerate diventano potentissime, ed influenzano non poco i governi, com'è appunto avvenuto in tutti i casi citati sopra, a volte con conseguenze mostruosamente deleterie, vedi ad esempio la storia e il motivo della fine degli Zaibatsu.

Nella vita ci vuole coraggio. Gli esseri umani fondamentalmente non sono stupidi, se gli spieghi quali sono i problemi, e gli fai capire che per risolverli non li penalizzerai più del loro vicino, li puoi convincere che certe decisioni bisogna prenderle. Ovviamente se per vincere un'elezioni prometti di cancellare l'ICI, e poi per giunta lo fai pure, diciamo che prendi la direzione opposta a quella necessaria.

Adattato da alcune risposte su ILI.

Thursday 10 December 2009

Ma i tributi sugli immobili sono una follia?

La Banca d'Italia stima che il sistema paese Italia abbia accumulato dal dopoguerra ad oggi qualcosa come 9000 miliardi di Euro di ricchezza (circa 150 mila Euro per residente).

D'altro canto, il sistema paese produce spannometricamente 1500 miliardi di Euro l'anno, con un debito pubblico prossimo ai 1650 miliardi di Euro, che comporteranno per il 2009 il pagamento di interessi per la bellezza di quasi 81 miliardi di Euro (tasso medio corrente circa 4.9%).

A me sembra ovvio che se gli Italiani hanno in tasca (perlopiù sopra la testa) 9000 miliardi di Euro, pagarne 81 solo per mantenere il debito pubblico al livello corrente estraendoli perlopiù dalle tasche dei lavoratori non mi sembra sensato.

Che poi:
- se gli Italiani hanno 9000 miliardi, una delle ragioni è certamente quella che tante politiche adottate da tanti governi in questi 60 anni hanno funzionato, gli interventi che hanno causato il debito pubblico hanno avuto effetti moltiplicativi benefici.

- quello che non ha funzionato è stata l'incapacità della politica a spiegare agli Italiani, guardate, abbiamo esagerato con il debito (non mi dilungo sulle cause, ma c'è solo l'imbarazzo della scelta), ci troviamo in crisi di liquidità, se non rimettiamo a posto la baracca, non si cresce più, c'è da fare sacrifici (e non parlo di 50 Euro una tantum, che se lo rileggo ancora mi tocca buttarmi sul pavimento).

- fondamentalmente, gli immobili hanno valore perchè si fanno investimenti alle infrastrutture che li servono. Probabilmente 20 milioni di Euro spesi all'aereoporto di Trapani conservativamente aumentano il valore degli immobili a Trapani del 10% (è un caso limite, perchè erano gli immobili meno cari del sistema paese, mentre fino dagli anni '70 al 2004 gli investimenti infrastrutturali in zona erano stati praticamente nulli, ma il meccanismo è quello).

- le infrastrutture che servono gli immobili (strade, ferrovie, aereoporti, illuminazione, parchi, parcheggi, acqua, fognature, gestione dei rifiuti, produzione dell'energia, trasporto dell'energia, ospedali, stadi, piscine, scuole, telecomunicazioni, forze dell'ordine, vigili del fuoco) vanno costruite, aggiornate, mantenute, usate, e per tutto questo costa. Alcune di queste cose ha senso farle pagare perlopiù agli utilizzatori diretti, altre le devono pagare tutti (ospedali, polizia).

Ora tutte queste cose non determinano parte del valore di un immobile? Se cercassero di venderci una villa come quella di Berlusconi in Sardegna, ma a Mogadiscio, e ci dicessero che tra i vantaggi avremmo quello di non dovere pagare l'ICI, non ci metteremmo a ridere?

Adattato da una risposta su ILI.